Il problema dei matrimoni same-sex contratti all’estero: i Comuni li trascrivano subito!

Come fare per far trascrivere il proprio matrimonio celebrato all'estero? Dovrebbe essere facile, ma non è così.

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La legge sulle unioni civili, come sappiamo, prevede la regolamentazione delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero: l’art. 8, comma 3 del decreto attuativo provvisorio stabilisce che gli atti di matrimonio e gli atti di unione civile tra persone dello stesso sesso, contratti all’estero secondo le norme vigenti del paese in questione, possono essere trascritti su richiesta degli interessati nel registro delle unioni civili. Il comma regolamenta però solo l’ipotesi in cui il certificato debba essere inviato dal Consolato Italiano presente nel paese estero in cui è stato celebrato il matrimonio. Che succede però se il certificato è in mano agli sposi? La norma, regolamentando l’ipotesi speciale, presuppone e conferma l’ipotesi generale della trascrivibilità: i matrimoni esteri dovrebbero quindi essere tranquillamente trascrivibili nel registro provvisorio delle unioni civili. Dovrebbero, perché appunto i molti casi questo non avviene ancora. A conferma della trascrivibilità, tra le formule redatte dal ministero dell’Interno allegate al decreto ponte ce n’è una specificatamente dedicata alle trascrizioni:

trascrizione_unioni_civili_estero
Cosa serve quindi per richiedere la trascrizione? La domanda protocollata al Comune scelto (questa è quella che propone il Comune di Milano), con allegato il certificato di matrimonio estero. Se lo Stato nel quale lo si è celebrato ha rilasciato il documento plurilingue, è sufficiente allegare questo legalizzato (munito di apostille). Se invece non è plurilingue, questo deve essere tradotto con traduzione giurata (validata dal tribunale) e legalizzato con apostille. Il Comune non deve fare altro che registrarlo con la formula 24 che vedete in alto.

Il procedimento sembra molto facile ma purtroppo, per disinformazione e confusione generale, si riduce ad essere una trafila lunga e complicata: la maggior parte delle volte occorre rivolgersi ad un’associazione o a un avvocato. Bisogna che la questione venga presto chiarita dai decreti definitivi di competenza del Ministero della Giustizia e che i Comuni tutti si informino in fretta: in questo senso l’Associazione Radicale Certi Diritti si è già mossa per aiutare alcune coppie e ha diffuso questo comunicato, che ripubblichiamo.

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Unirsi civilmente in Italia non è esattamente facile come dire «Sì, lo voglio», soprattutto per le coppie che hanno già contratto un matrimonio all’estero.

Seguendo numerose di queste coppie, abbiamo riscontrato che la confusione regna sovrana:

  • alcuni comuni vogliono il certificato di matrimonio rilasciato da meno di 6 mesi, altri accettano il certificato autenticato, legalizzato e nel caso apostillato, rilasciato oltre i 6 mesi come sarebbe giusto;
  • alcuni comuni accettano l’estratto dell’atto di matrimonio, mentre altri no;
  • molti comuni affermano di non avere ancora i registri e di non avere il programma per la trascrizione, mentre altri usano un registro provvisorio;
  • alcuni comuni ritengono che i documenti vadano presentati solo al Consolato italiano del Paese dove era avvenuto il matrimonio anche se non era quello di residenza;
  • alcuni comuni non hanno nemmeno i moduli per la presentazione dell’istanza costringendoci a consigliare alle coppie di consegnare quelli disponibili sul sito del Comune di Milano;
  • c’ è persino qualche comune che ha detto alle coppie che si sarebbero dovute unire di nuovo civilmente, una vera e propria assurdità!

Insomma è una vera bolgia infernale per le povere coppie! Peccato che la legge sulle unioni civili (l. 20 maggio 2016, n. 76) dice chiaramente al comma 35 che «le disposizioni di cui ai commi da 1 a 34 acquistano efficacia a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge» e quindi tutti questi ritardi e tutte queste difficoltà sono tecnicamente fuori legge. Ricordiamo inoltre che i matrimoni celebrati all’estero sono trascrivibili come unioni civili in Italia, mentre le unioni civili sottoscritte all’estero lo sono soltanto quando modificano lo stato civile delle persone che le hanno sottoscritte.

“Nonostante le difficoltà, l’Associazione Radicale Certi Diritti è riuscita a ottenere la trascrizione di vari matrimoni, tra cui alcuni contratti in Brasile e a Oporto. Ma non si può andare avanti così! Chiediamo quindi all’ANCI d’intervenire per fare in modo che tutti i Comuni italiani rispettino la legge e registrino subito almeno i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Chiediamo inoltre al Governo di fare in fretta ad emanare i decreti applicativi e di fare sì che essi chiariscano in maniera definitiva il nodo delle trascrizioni senza lasciare più adito ad alcun dubbio”. Così parla Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.

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