Britney Spears è libera. È notizia di ieri che la popstar è finalmente riuscita ad ottenere la sospensione del padre Jamie dal ruolo di tutore legale, che l’uomo ha esercitato per 13 anni, impedendole di godere a pieno della propria fortuna economica e dell’indipendenza artistica e familiare. Mercoledì scorso la corte di Los Angeles. guidata dal giudice Brenda J. Penny, ha emesso il verdetto, sottolineando di credere fermamente che l’interruzione dell’esercizio del padre rappresenti l’interesse massimo per il bene della donna, oggi 39enne.
La strada verso la risoluzione di tutte le controversie, sollevate in rete dal movimento #FreeBritney e solo successivamente comprovate dai fatti, è ancora lunga e tortuosa. A differenza di quanto rivelato da alcuni media nazionali, infatti, le prossime mosse in tribunale della cantante americana saranno quelle davvero cruciali per la riconquista della piena autonomia. Rimosso dal proprio ruolo di garante, Jamie Spears è stato sostituito attualmente da John Zabel, un ufficiale pubblico selezionato dalla squadra che sostiene Britney Spears in questo delicato momento della propria vita. John Zabel fungerà da fiduciario fino alla celebrazione della prossima udienza, che l’avvocato di Britney Spears Mathew Rosengard ha chiesto di fissare entro 45 giorni dall’ultima. Lo scopo? Mettere un punto fermo all’intera faccenda, che ha attirato l’attenzione dei media di mezzo mondo.
Inoltre Rosengard avrebbe chiesto agli investigatori di svolgere tutte le indagini necessarie per comprendere il comportamento di Jamie Spears come tutore legale della figlia Britney. Stando alle ultime indiscrezioni, infatti, l’uomo avrebbe allestito un sistema di controllo all’interno della casa della popstar, così da monitorare conversazioni, spostamenti e confessioni private. Sarebbero stati individuati nella camera di Britney Spears alcuni microfoni e cimici per la registrazione della voce dell’artista, mentre il suo iPhone sarebbe stato clonato. “Jamie monitorava i messaggi con la madre, i fidanzati, gli amici più intimi e perfino l’avvocato”, ha rivelato al New York Times per il documentario Controlling Britney Spears Alex Vlasov, dipendente dell’agenzia Black Box, assoldata per lo spionaggio della star.
Ma non è tutto, perché la soluzione del travaglio di Britney Spears potrebbe aiutare chi in America si trova in una situazione simile. Alcuni deputati statunitensi, infatti, sostengono che sia necessario modificare le attuali leggi che regolano il rapporto di conservatorship, riformulando il processo di formazione dei tutori legali ed istituendo servizi e condizioni che aiutino gli assistiti ad avere maggiori diritti. Insomma, dopo aver fatto scuola nella cultura pop mondiale, Britney rischia di segnare un precedente anche nel diritto.
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