In una scuola i bambini giocano e studiano insieme, trascorrono tante ore di vita in comune, condividono giornate intere e diventano amici. Ma quando arriva l’ora del pranzo, non tutti hanno lo stesso cibo nei piatti. Per alcuni c’è un’invitante carbonara, per altri – quelli che seguono l’alimentazione kosher e halal – della semplice pasta al pomodoro. La carbonara non possono mangiarla, per via della propria cultura. Sono bambini italiani, che vivono insieme ad altri bambini italiani, ma al momento della carbonara devono rinunciare. Non è una bella cosa, a scuola poi.
Su questo momento delicato, che quotidianamente si ripete ogni giorno per milioni di bambini italiani, Barilla ha prodotto un video pubblicitario che innalza un ponte per rendere il cibo più inclusivo. Lo spot rientra nell’ambito del progetto Open Recipes, ricette che aiutano a rendere i piatti inclusivi e accessibili a tutte le culture di cui l’Italia è naturalmente permeata da sempre. Non siamo forse una civiltà basata sulle mescolanze di culture? Non è l’arricchimento di tante culture che sono entrate in contatto con il nostro territorio il nostro punto di forza? E allora, anche la carbonara si adegua! È il 2023!
I bambini non riconoscono le differenze imposte dall’alto. Si considerano uguali, nelle cose che fanno e nelle cose che mangiano. Non sempre, tuttavia, il cibo riesce ad essere inclusivo. Possono esserci intolleranze alimentari, questioni legate alle abitudini familiari, tradizioni religiose, motivi culturali.
Così, nel commovente spot realizzato da Barilla, una bambina si rifiuta di mangiare la carbonara a casa, perché il suo amico Gabriele a scuola non la può mangiare. Il padre, cuoco, inventa una nuova ricetta, che somiglia alla carbonara, ma è realizzata con ingredienti che anche Gabriele può mangiare: purea di patate al posto dell’uovo, soia tostata al posto del guanciale, sedano rapa essiccato al posto del pecorino romano. Una carbonara vegana, ma nulla viene esplicitato nello spot del perché Gabriele non possa mangiare una carbonara tradizionale. Ed è questo il bello. Poco importa se Gabriele sia semplicemente vegano, oppure musulmano (no maiale): il senso dello spot è che bisogna trovare punti di incontro, costruire per i bambini territori comuni, senza che nessuno di loro debba vedersi evidenziate le proprie differenze.
Così, quando la carbonara buona per tutti arriva all’ora del pranzo, la pausa si trasforma in un momento di comunità, condivisione: non ci sono piatti diversi a rimarcare differenze.
Con il progetto Open Recipes – lanciato proprio il 6 aprile, giorno del Carbonara Day – Barilla manda un forte messaggio di inclusione, accettazione e uguaglianza: c’è posto per tuttə allo stesso tavolo, basta solo qualche piccola modifica e tanta voglia di incontrare l’altro a metà strada.
“Il cibo dovrebbe essere qualcosa che fa da ponte tra le persone, non dovrebbe dividerle”
Continua dunque il posizionamento di Barilla sulla comunicazione inclusiva. Dieci anni fa il noto marchio italiano, venduto in tutto il mondo, fu al centro di una bufera dopo una infelice dichiarazione di Guido Barilla sulle famiglie omogenitoriali. L’episodio fece scalpore in tutto il mondo, ci fu una seria presa di posizione della comunità LGBTQIA+ USA, e persino Mina in Italia prese le distanze, dichiarando “Io sono omosessuale”. Quell’episodio, e le reazioni in tutto il mondo, fecero riflettere la famiglia Barilla, che da subito corresse il tiro e dopo pochi mesi comunicò di aver aperto all’interno dell’azienda una sezione dedicata alla “Diversity and Inclusion”. Nel 2018 una coppia lesbica fu inclusa in uno spot. Sempre nel 2018 Barilla è stata la prima azienda italiana ad aderire agli standard ONU contro la discriminazione dei lavoratori LGBTQIA+ sul posto di lavoro.
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