“Una mostra blasfema nella chiesa del vescovo”. Così La Nuova Bussola Quotidiana, quotidiano on line di area cattolica, ha attaccato la mostra intitolata Gratia Plena dell’artista Andrea Saltini, inaugurata lo scorso sabato 2 marzo presso il Museo Diocesano di Carpi. Al centro della polemica è finito il quadro denominato “INRI – San Longino”, in cui si vede un uomo chino sul cadavere del Cristo. A detta di chi critica il dipinto, l’uomo parrebbe fare una fellatio a Gesù Cristo.
“Di sacro nei quadri esposti non c’è neanche una parvenza lontana“, attacca La Nuova Bussola Quotidiana, che si domanda: “Ma come è possibile? Una fellatio in una chiesa e su un quadro che raffigura Gesù Cristo?”.
Una polemica tutta interna al mondo cattolico, come avvenuto in Spagna con il Cristo pasquale di Siviglia, con la diocesi di Carpi guidata da monsignor Erio Castellucci costretta ad intervenire ufficialmente in difesa della mostra:
“Centinaia di persone sono intervenute all’evento inaugurale e nella prima giornata di apertura. Segno inequivocabile di un interesse per questa proposta culturale di dialogo tra chiesa e arte contemporanea che ha preso il via nel giugno scorso dal discorso di Papa Francesco agli artisti in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei Vaticani. Un testo la cui lettura è caldamente consigliata a chiunque si avventuri in questa materia senza pregiudizi e animato da sincera volontà di confronto. Quanto ai giudizi (o pregiudizi) secondo cui alcuni quadri esposti riproducono immagini blasfeme o dissacranti, pur rientrando nella libera circolazione delle opinioni, oltre a risultare irrispettosi nei riguardi del percorso compiuto soprattutto dall’artista e anche dai promotori, nulla di tutto questo è rilevabile davanti ad una visione delle opere corretta (ovvero ognuna vista nell’insieme dell’esposizione), documentata (l’esatto punto di visione come indicato anche nel catalogo ad esempio per il quadro intitolato “INRI – San Longino”) e con sguardo limpido (vedi fra Cristoforo nei Promessi Sposi “omnia munda mundis” “tutto è puro per i puri” citando San Paolo, Tt 1,15)”.
Don Carlo Bellini, vicario episcopale per la pastorale, ha aggiunto. “Se la spiritualità è un sistema di senso che rende plausibile per un individuo la propria biografia, allora l’arte contemporanea ne è intrisa. Andrea Saltini rientra a pieno titolo in questo quadro ma ha una caratteristica oggi rara: fa riferimento esplicito ad una narrazione religiosa e a una teologia che non viene solo allusa. Le sacre scritture con i racconti di Gesù, Maria, gli apostoli, termini tecnici come Grazia, Paraclito, si riferiscono ad una religione precisa e quindi il contenuto spirituale scaturisce da una tradizione che viene così attualizzata, interrogata, provocata e alla fine resa viva e interessante oggi. L’arte di Saltini non è devozionale, difficilmente potremmo vederla in una chiesa, ma è vera arte contemporanea a soggetto religioso, ancora una volta una rarità. Davanti a queste opere si può meditare. Per questo il suo lavoro è un dono per credenti e non credenti, per riflettere sui misteri del nostro stare al mondo, rinnovando l’eredità iconografica e il patrimonio affettivo dalla nostra tradizione culturale”.
Ma da La Nuova Bussola rilanciano, attaccando anche altre opere dell’artista esposte all’interno della Chiesa.
“A fianco del quadro INRI c’è un «omaggio dell’artista a Caravaggio»: Gesù è biondo ossigenato con indosso una tutina attillata da gay pride mentre a sorreggerlo ci sono dei personaggi svestiti. Perché? Sembra una Deposizione, ma Saltini ha chiamato il quadro Ascensione incurante evidentemente che per fare arte sacra debba esserci almeno una conoscenza elementare dell’iconografia cristiana”, ha scritto Andrea Zambrano, domandandosi: “Davvero c’è bisogno che la Chiesa sposi operazioni di voyerismo pittorico capaci soltanto di profanare il sacro e turbare occhi e coscienza?”.
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