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Cassazione: sì alla stepchild adoption!

La Suprema Corte ha acconsentito all’adozione del figlio biologico del partner perché viene fatto “il preminente interesse del minore”.

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Fatto storico: la Suprema Corte di Cassazione ha dato il via libera alla stepchild adoption di una bambina di sei anni, richiesta dalla convivente della madre biologica. Era già successo per due mamme di Torino, ma è la prima volta che la Corte di Cassazione si pronuncia sulla questione. È un fatto importantissimo perché la Cassazione svolge un importante ruolo nomofilattico, in quanto le Corti di rango inferiore devono adattarsi all’orientamento della Cassazione stessa. Se essa giudica in un tal modo quindi, anche i tribunali in via generale tenderanno a seguire quel modus operandi.

La sentenza 12962 della Prima sezione civile è stata depositata oggi e boccia il ricorso della Procura di Roma, che si era opposta all’ok già concesso dalla Corte di Appello. Nel dettaglio, nel provvedimento si legge che l’adozione accordata si realizza “per il preminente interesse del minore“. Inoltre la sentenza afferma che “alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, l’adozione può essere sempre ammessa a patto che realizzi effettivamente l’interesse dell’adottando”.

Il sostituto procuratore generale afferma che “la legge 184 dell’83 alla quale si può al momento fare riferimento si occupa solo di infanzia abusata, abbandonata, maltrattata e di genitori in difficoltà. Qui invece abbiamo il caso di una bambina amata e curata dal genitore biologico“. Infatti la legge Cirinnà, come sappiamo, non prevede la stepchild adoption ma rinvia di fatto al giudizio dei tribunali. Moltissimi di loro però stanno già riconoscendo di fatto il diritto di adozione alle coppie gay, e quest’apertura della Cassazione infonde nuova linfa vitale ai giudizi futuri dei tribunali di primo e secondo grado. Evviva!

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