È uno schiaffo con guanto di velluto, quello che The Revenant ha dato al gran bel manufatto di Todd Haynes. Altro che Oscars 2016 a stampo LGBT, però: Carol, pur con sei nominations, non è candidato né come miglior film né come miglior regia ma, finalmente, dopo lo smacco di Cannes, la coppia lesbica più amata dell’anno è finalmente ricomposta: alla Divina Cate va la sua settima nomination (ha già vinto due Oscar per The Aviator e Blue Jasmine) mentre la timida, indecisa e palpitante Therese Belivet di una controllatissima Rooney Mara si aggiudica la sua seconda nomination, questa volta come non protagonista. Carol concorre anche per la sceneggiatura, la fotografia, la scenografia e i costumi (anche The Danish Girl ha avuto la segnalazione per i costumi). Il geniale guizzo di fantasia gender Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael non è riuscito a entrare nella cinquina dei migliori film stranieri, peccato: dopo il Golden Globe, l’estremo e disturbante Il figlio di Saul di Lazslo Nemes – Auschwitz visto dall’interno – ha quasi la statuetta in mano: ma attenti al colombiano The Embrace of the Serpent che potrebbe all’ultimo mordere, e vincere.
Dal punto di vista lgbt, la forza queer sta nelle interpretazioni: oltre alla Divina Cate, corrono per la statuetta dorata anche Eddie Redmayne nel trans The Danish Girl mentre Alicia Wikander buca come moglie della trans ma centra quella, precisissima, del robot meccanico ‘troppo’ A. I. (Artificial Intelligence) e, francamente, non memorabile Ex Machina.
L’Italia si consola con la nomination per la colonna sonora del sopraffino The Hateful Eight di Quentin Tarantino, andata per la sesta volta al grande Maestro Ennio Morricone (ci siamo quasi, manca un la).
The Revenant, dicevamo: sarà un Oscar selvaggio e muscolare, quella Hollywood più spettacolare e tecno-avanzata da sempre in dialogo non sempre sereno col cinema d’autore all’europea, in uno scambio continuo d’ispirazione ma con diverse aspirazioni rispetto a una visione etica della società. L’Academy candida infatti come miglior film l’adrenalinico Mad Max: Fury Road, lo spielberghiano Il ponte delle spie, il corretto Brooklyn, il fantascientifico The Martian, l’economico-politico La Grande Scommessa, il claustrofobico The Room e lo svisceramento di alcuni orrori pedofili ne Il caso Spotlight.
Vincerà lui, potrebbe dirlo qualunque spiritista? Ma chi? Leo? Iñarritu? Dopo Birdman? Che confusione… Alla sua sesta nomination, quello tra Leonardo DiCaprio e Morricone sarebbe un bell’abbraccio (altro che serpenti, questi sono colossi della Settima Arte).
Tarantino, snobbatissimo, si consola col ‘pasto di neve’ dell’indemoniata Jennifer Jason Leigh (occhio, questa si mangia tutte: Mara, McAdams, Vikander e forse pure Winslet per Steve Jobs) ma potrebbe essere rimasto sconcertato: forse The Hateful Eight è troppo cerebrale, chissà.
Noi siamo soddisfatti, a metà.
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