Cinque vittime sono una perdita incalcolabile di per sé: la strage al Club Q di Colorado Springs, sabato sera, ha lasciato un vuoto incolmabile nelle vite di tutti coloro che conoscevano Derrick Rump, Daniel Aston, Kelly Loving, Ashley Paugh e Raymond Green Vance.
Tuttavia, il numero avrebbe potuto essere molto più alto senza l’intervento di Richard M. Fierro, ex maggiore dell’esercito e veterano in Iraq e Afghanistan. L’uomo avrebbe immobilizzato e reso inoffensivo il killer, sottraendogli la pistola.
Un altro eroe, Thomas James, avrebbe aiutato Fierro a disarmare l’aggressore, afferrando prontamente il fucile caduto a terra e mettendolo in sicurezza.
Fierro si trovava al Club Q per festeggiare un compleanno insieme alla moglie Jessica, la figlia Kassy e il fidanzato di quest’ultima, Raymond – quest’ultimo una delle vittime. Il gruppo si era recato nello specifico al club per assistere allo spettacolo drag previsto per la serata. Ma, purtroppo, qualcosa è andato storto.
Anzi, qualcuno: Anderson Lee Aldrich, un 22enne di Colorado Springs, ha aperto il fuoco all’interno del locale LGBTQIA+ alle 11.56 ora locale, uccidendo cinque persone e ferendone almeno 19.
L’ex soldato avrebbe dapprima cercato riparo sotto un tavolo, trascinando con sé un amico che si trovava vicino a lui in quel momento. Ma nell’accorgersi che l’attentatore si stava dirigendo verso le uscite di sicurezza all’aperto, dove si erano rifugiate anche la moglie e la figlia, la decisione è stata rapida.
L’addestramento da marine, per Fierro, è una benedizione e una maledizione: il rumore dei colpi di arma da fuoco – come racconta – scatena in lui una reazione automatica, che lo spinge a entrare in “modalità da combattimento”.
“Sapevo che dovevo ucciderlo prima che uccidesse noi”, ha dichiarato l’ex soldato alla stampa.
Aldrich era però un avversario non semplice: oltre ad essere un ragazzo piuttosto alto e massiccio, indossava anche un giubbotto antiproiettile. Cosa che però non ha fato retrocedere Fierro, che lo ha colto di sorpresa, scaraventandolo a terra e disarmandolo.
“Gli ho sfilato la seconda pistola di mano e ho cominciato a usarla per colpirlo alla testa, ancora e ancora».
E, a poco a poco, anche altri presenti sono venuti in soccorso: Thomas James ha afferrato il fucile e lo ha posizionato lontano dal killer. Una drag queen, di cui non è ancora noto il nome, ha aiutato Fierro a immobilizzarlo una volta per tutte pestando Aldrich con i propri tacchi a spillo.
NDR. Non è ancora chiaro se la terza persona intervenuta sia una delle drag queen esibitesi allo show o una donna trans. L’articolo verrà aggiornato appena si avranno informazioni più chiare sull’accaduto:
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Anche se la rabbia, in quel momento, ha preso il sopravvento, Aldrich è comunque sopravvissuto al linciaggio.
L’attentatore è stato prontamente trasportato in ospedale, dov’è stato piantonato fino al trasferimento in carcere. Per Fierro, invece, sono dapprima scattate le manette: per più di un’ora l’uomo è rimasto chiuso in un’auto della polizia, chiedendosi cosa fosse successo alla sua famiglia.
Ebbene, la moglie se l’è cavata con qualche contusione, la figlia con una ferita al ginocchio, e una più grave al cuore: il fidanzato, Raymond, è rimasto ucciso dai colpi dell’attentatore. Papà non è riuscito ad arrivare in tempo.
Tuttavia, senza l’intervento degli eroi di Colorado Springs, si stima che l’attentatore avrebbe potuto mietere molte più vittime: armato fino ai denti, bardato con un giubbotto antiproiettile e portatore d’ideologie estremiste che lo hanno portato a ideare la strage.
“Colorado Springs è di nuovo in lutto dopo la tragica sparatoria al Club Q di ieri sera. I nostri cuori sono con le vittime e le loro famiglie che stanno sopportando il peso di questa orribile tragedia“, si legge in una dichiarazione del sindaco di Colorado Springs, John Suthers. “L’indagine è ancora in sviluppo, ma sappiamo che uno o più clienti sono intervenuti eroicamente per disarmare il sospetto e lodiamo quelle persone che lo hanno fatto perché le loro azioni hanno salvato molte vite. Ringraziamo anche i nostri primi soccorritori provenienti da tutta la regione di Pikes Peak che hanno risposto rapidamente per aiutare i bisognosi. Siamo una comunità forte che ha mostrato resilienza di fronte all’odio e alla violenza in passato e lo faremo di nuovo. Come comunità, provvederemo alle vittime e ai testimoni di questo orribile evento e le forze dell’ordine perseguiranno questo caso con lo zelo che il caso merita“.
Fierro è invece il volto dell’America diversa, quella che accoglie seppur rimanendo patriottica. Insieme alla moglie, gestisce il primo birrificio gestito da ispanici a Colorado Springs, una città estremamente conservatrice a cui però Fierro ha deciso di ribellarsi.
Lo slogan della sua azienda – Atrevida, traduzione di “audace” – è infatti: “Diversità alla spina!”.
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