Grazie ad un quotidiano australiano è venuta a galla una storia agghiacciante, che ha coinvolto Mary (il nome è inventato per proteggere la privacy della donna), una donna transessuale che ha dovuto scontare una pena detentiva in una carcere di Queensland, il famoso “Boggo Road“, uno dei più inviolabili del territorio. La donna allora aveva effettuato solo l’operazione al seno e aveva intrapreso la terapia ormonale, e aveva quindi ancora i genitali maschili, ragione per cui è stata detenuta nella sezione maschile. Proprio pochi giorni fa abbiamo parlato della decisione del carcere di Gorizia di istituire una sezione del carcere per persone LGBTI: in questo caso, forse, il provvedimento sarebbe potuto servire per salvarla da anni di stupri ripetuti.
“Loro cercano di manipolarti o spaventarti, spingendoti in una sorta di ‘contratto sessuale‘ per cui, una volta che sei stata violata sessualmente in quel modo, sei poi un facile bersaglio per tutte le altre persone del carcere che vogliono farti la stessa cosa. È stato un vero e proprio stupro, più che un rapporto consenziente”. La donna rivela infatti che non solo è stata stuprata più di una volta al giorno per quattro anni, ma è anche stata forzata ad avere rapporti da “attivo” per tutto questo tempo. “Mi avevano messo in gabbia, in ogni senso. Non potevo rifiutarmi di avere quei rapporti, o mi avrebbero fatto del male. Dovevo farlo per sopravvivere, e gli altri detenuti volevano questo per me, volevano solo che sopravvivessi”.
Purtroppo Mary non è più riuscita ad avere una relazione stabile dopo essere uscita dalla prigione: “Non ho nessun rapporto con uomini, non mi fido di loro e non credo ci riuscirò per il resto della mia vita”.
Il problema a questo punto riguarda il perché la donna, che era in periodo di transizione, è stata assegnata ad un carcere maschile: “Ho l’aspetto di una donna e sono una donna. Se una donna transessuale è genuinamente tale e vive ormai totalmente nel sesso al quale si sente di appartenere, penso che dovrebbe essere ospitata in una carcere femminile. Per entrare nel carcere sono stata forzata a tagliarmi i capelli corti e a sospendere la mia terapia ormonale, tanto che iniziai ad avere una ricrescita di peli sul viso. È stato un inferno”.
Questi violenze non devono più avvenire: sfruttare l’identità in transizione di un essere umano per il proprio sadico piacere è un crimine efferato, e come tale va punito.
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