Un anno fa, di questi tempi, il Coronavirus era ancora in Cina e l’Occidente arcobaleno stava per dare un ultimo saluto al cinquantenario di Stonewall. A un anno di distanza sono successe molte cose nel mezzo e i piani di tutti, in generale, sono mutati. Per recuperare almeno in parte la fiducia con cui ognuno guardava l’arrivo del 2020, il libro che ho pensato di raccontarvi oggi riavvolge il nastro di 12 mesi a vantaggio della consapevolezza di tutti.
Due pub, tre poeti e un desiderio. Per i cinquant’anni di Stonewall e la nascita dei Pride di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2019) è un libro che, come dice il sottotitolo, vuole rendere omaggio ai moti di liberazione del 1969, ricordando come ci si arrivò. La storia che Buffoni ricostruisce, però, non è la classica storia. I suoi protagonisti sono tre personalità eccezionali della letteratura mondiale le cui vite sono legate da un unico fil rouge. Byron, Wilde, Auden. O meglio, Byron-Wilde-Auden, come tra un momento vi sarà chiaro. Ad accomunarli non sono tanto il talento letterario, la nazionalità o l’ascendente, e nemmeno l’orientamento sessuale. Certo, tutte queste cose li rendono “fratelli”, eppure sono certi fatti relativi alle loro biografie a farne quasi la stessa persona. Come dice pure l’autore, è l’innesto delle loro vite l’una sull’altra a donare a ciascuna di esse quella completezza che altrimenti sfugge e che solo così assume i contorni di un destino in comune.
Byron-Wilde-Auden
«Questa è la storia di una lotta di liberazione durata due secoli, dal tempo delle guerre napoleoniche fino al secondo Novecento. Idealmente il personaggio è uno solo, si chiama BWA, nasce nel 1788 e muore nel 1973. Un unico personaggio, un’araba fenice che rinasce due volte dalle ceneri, come in un ciclo di anime ritornanti, una metempsicosi […] Byron, Wilde e Auden furono poeti e uomini d’azione, grandi narcisisti e personaggi pubblici, presero coraggiose posizioni politiche e civili, vennero esaltati, adorati in vita, ma conobbero anche l’esilio e la polvere, le più feroci critiche e le più infamanti accuse. Tre anglosassoni omosessuali che misero il genio nella vita e il talento nell’arte».
Byron, il maggiore fra i poeti romantici inglesi e seduttore di dame per copertura, fu costretto a riparare all’estero per avere salva la vita. Nell’Inghilterra del primo ‘800, l’omosessualità era un reato punito con la pena di morte, e molti amici che erano habitué del “piacere greco” come lui subirono quella sorte. Qualche decennio dopo, in epoca vittoriana, le pene contro i pederasti si ammorbidirono. Il carcere duro al posto del patibolo, tanto per intendersi. A quel tempo Londra era ai piedi di un altro poeta, Oscar Wilde, dandy nonché ideale reincarnazione di Byron, per seguire l’interpretazione offerta da Buffoni. Brillante e talentuoso, Wilde conobbe una rapida ascesa superata soltanto dal crollo verticale che lo travolse quando la sua relazione con il figlio del marchese di Queensberry, Alfred Douglas, lo spedì in cella. Nel ‘900, il testimone passò quindi a Wystan H. Auden, con il quale i camuffamenti a cui erano stati costretti Byron e Wilde iniziarono a venire meno, benché per poter assistere alla depenalizzazione del reato di omosessualità in Inghilterra l’autore di L’età dell’ansia dovette comunque attendere la vecchiaia.
Il libro
Due pub, tre poeti e un desiderio è una lettura essenziale. Fresco, intrigante, pensato per informare (ma anche per sorprendere e divertire), questo libro è un puntello alla consapevolezza di ognuno. Quella imbastita da Franco Buffoni è una narrazione che detta il tempo e che, grazie ai molti input forniti, invita il lettore a essere parte attiva. Attiva e dinamica come lo è del resto la struttura del libro: capitoli brevi e compatti come se fossero tante monografie in miniatura che dialogano incessantemente fra loro anche a distanza di pagine. Tante monografie in miniatura, ovvero tanti piccoli subplot che si diramano in ogni direzione. Stimolante e che invoglia a saperne di più, lo stile impiegato da Buffoni in questo libro – recentemente ripetuto in Silvia è un anagramma – è paragonabile a quello di un raffinato prestigiatore dello scrivere che a ogni svolazzo del mantello lascia intravedere il baluginio di un’altra storia LGBTQ da scoprire ed esplorare.
Leggere Due pub, tre poeti e un desiderio oggi, ad almeno due generazioni da Stonewall, significa non perdere i legami col passato. Significa rinverdire la memoria (non solo quella dei più giovani) riguardo a come si è giunti a questo migliorabile presente. Ma ovviamente non è solo questo. I libri di storia non servono solo la memoria. Ricordarsi delle battaglie passate, di quando niente era scontato, rappresenta uno stimolo concreto per il molto lavoro che ancora c’è da fare. La Storia come entità astratta non è mai stata magistra vitae, tuttavia, se presi singolarmente, i personaggi che l’hanno scritta non hanno mai smesso di ispirare.
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Splendido articolo e prezioso suggerimento . E' davvero essenziale conoscere meglio il lungo cammino della " nostra" storia. Grazie!