Sono giorni di autentica fibrillazione politica per le famigerate liste elettorali che coinvolgono tutti i principali partiti italiani, chiamati a formare la ‘squadra’ in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo.
Di ufficiale, al momento, non c’è nulla, ma in casa Partito Democratico è esplosa la bomba Sergio Lo Giudice, Presidente Onorario Arcigay, senatore della Repubblica dal 2013 e in prima linea per l’approvazione della legge 76/2016 sulle unioni civili. Secondo quanto riportato da Adnkronos, infatti, avrebbe generato parecchi malcontenti l’incontro tra Matteo Renzi e Andrea Orlando, ministro della Giustizia a cui il segretario Pd avrebbe offerto 21 posti in lista, ma scelti da lui. Tra i grandi esclusi, l’ex ministro Cesare Damiano, il coordinatore Dems Andrea Martella, il leader dei Socialdem Marco Di Lello e per l’appunto il capo dei Retedem Sergio Lo Giudice, che al momento tace.
Dems Arcobaleno, associazione dell’area Orlando a cui anche ReteDem ha aderito, si è detta sconvolta per quanto trapelato agli organi di informazione.
“Siamo sconcertati e profondamente amareggiati di fronte a questa notizia. Il rispetto di una minoranza – qualunque minoranza – impone di ascoltarne la voce, e non di scegliere per essa. Se confermata, l’esclusione di Sergio Lo Giudice dalle liste elettorali del PD sarebbe una umiliazione non solo per la minoranza del Partito, per DEMS e per Retedem – per chi ha scelto di rimanere, mentre altri abbandonavano la nave – ma anche per la comunità LGBTI. La storia e l’impegno di Sergio parlano da soli. Dems Arcobaleno auspica fortemente che si torni sui passi malamente compiuti, e si pongano le basi per una campagna elettorale aperta all’ascolto e unitaria”.
Un’esclusione che farebbe anche più rumore dinanzi alla probabile candidatura nella coalizione che fa capo ai Democratici di PierFerdinando Casini, ex alleato berlusconiano da sempre contrario alle unioni civili e ai diritti LGBT. Dall’interno del partito, per ora, nessuna replica, mentre un altro famoso volto omosessuale ha annunciato proprio in queste ore la propria candidatura proprio con il Pd. Tommaso Cerno, ex dirigente nazionale Arcigay che via Twitter ha ufficializzato il suo addio a Repubblica, di cui era condirettore dall’ottobre scorso.
“Mi chiedono: ma ti candidi? Come fossi il primo italiano che sceglie di portare le sue battaglie culturali, dai diritti civili alla libertà di pensiero, dove possono diventare realtà. È una scelta di vita, personale, combattuta. Ringrazio Repubblica per tutto ciò che mi ha dato”.
Fuori Sergio Lo Giudice e dentro Tommaso Cerno. Questo dobbiamo aspettarci dalle liste del Partito Democratico, in attesa del programma ufficiale? E allora perché non cestinare Casini e candidare sia Lo Giudice che Cerno, caro Matteo Renzi.
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