Ecco un nuovo effetto della discriminazione nei confronti delle minoranze. È quanto hanno scoperto i ricercatori di San Francisco, su un’indagine eseguita su 10.000 persone tra i 30 e i 40 anni. Un terzo delle persone LGBT soffrono di emicrania.
I ricercatori si sono soffermati solo sulle prime tre lettere della sigla della nostra comunità. Ovvero, LGB. Quindi, questo studio si riferisce alle donne lesbiche, agli uomini gay e alle persone bisessuali. Lo studio ha rilevato che i partecipanti LGB soffrivano di emicrania del 58% in più rispetto ai partecipanti eterosessuali.
E non stiamo parlando di un semplice mal di testa, dato che aver dormito troppo o per essere stato davanti al PC più del previsto, bensì di forti malesseri che oltre al dolore possono aumentare la sensibilità al suono e alla vista, oltre a nausea e vomito.
Non solo persone LGBT
Oltre alle persone LGB del campione, si è notato come l’emicrania colpisca con maggior intensità chi vive in condizioni economiche insicure, così come le persone di colore e le donne (l’85%). In tutte queste classi sociali, c’è una cosa in comune: la discriminazione e una ridotta possibilità ad accedere agli stessi servizi e opportunità dell’uomo eterosessuale bianco.
L’emcirania è simbolo di stress
La strada della discriminazione come causa dell’emicrania non è stata confermata dai ricercatori dell’università di San Francisco, ma sono convinti che i pregiudizi nei confronti della comunità LGB siano la via da seguire per arrivare a un risultato soddisfacente. Altra conferma, è il periodo in cui è stato condotto lo studio: dal 2016 al 2018, guarda caso durante l’amministrazione Trump, nemica della comunità.
Il dottor Jason Nagata, assistente professore di pediatria presso l’UCSF, ha spiegato:
Potrebbe esserci un tasso più elevato di emicranie nelle persone LGB a causa di discriminazione, stigma o pregiudizio, che possono portare a stress e innescare un’emicrania.
Altri studi sulle minoranze avevano difatti evidenziato un livello di stress più elevato, attraverso dei semplici esami del sangue.
Alla luce dei dati emersi, il dottor Nagata ha quindi chiesto ai medici con pazienti gay, bisex o lesbiche di considerare questi risultati. E trovare così la terapia migliore da seguire.
Foto creata da KamranAydinov – it.freepik.com
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