A poche settimane dall’Europride 2022, che si sarebbe dovuto tenere a Belgrado dal 12 al 18 settembre, il 52enne presidente serbo Aleksandar Vučić ha cancellato la manifestazione. Il presidente filo-russo, accanito sostenitore della destra omotransfobica, ha annunciato il tutto in diretta tv.
Per giustificare il divieto all’EuroPride 2022 Vucic ha citato le nuove tensioni tra Serbia e Kosovo e i problemi legati alla crisi energetica e alimentare figlia dell’invasione russa in Ucraina. Cosa c’entri tutto questo con la manifestazione, non è chiaro. Per quanto si sia detto al corrente del fatto che i diritti delle persone LGBT+ sono a rischio, Vucic ha ammesso di aver ricevuto forti pressioni dai partiti di estrema destra e da alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa serba, concludendo con un laconico “a un certo punto non si può ottenere tutto“.
A suo dire, l’EuroPride si potrà recuperare in un altro periodo. Ma è evidente che cancellarlo oggi significherebbe cancellarlo e basta.
Durissima la reazione di Rémy Bonny, Direttore Esecutivo di Forbidden Colors: “Il divieto ai Pride in Serbia è stato dichiarato incostituzionale in 4 occasioni. Non è in linea con le aspirazioni del popolo serbo di entrare nell’Unione europea. Il divieto all’EuroPride riporterà la Serbia ancor più indietro nei negoziati con l’UE. In tempo di guerra, nessuna nazione europea dovrebbe cadere nelle campagne di disinformazione degli aggressori russi. È tempo di mostrare quali siano veramente i valori europei: diritti umani, democrazia e uguaglianza. Andrò a Belgrado per celebrare il Pride, qualunque cosa accada”.
La comunità LGBTQ serba ha infatti annunciato che sfilerà comunque. In passato, il Pride di Belgrado è stato spesso vittima di omotransfobia, con gli ultranazionalisti ad assaltare i manifestanti. A lungo vietato per “ordine pubblico”, il Pride di Belgrado è tornato a svolgersi nel 2014, dopo quattro sentenze della Corte Costituzionale che aveva definito incostituzionale ogni forma di divieto, perché contrario all’articolo 54 della Costituzione. Per ora tace Ana Brnabic, dichiaratamente lesbica e proprio oggi riconfermata prima ministra della Serbia dal presidente della Repubblica Vučić.
La pagina Instagram ufficiale dell’Europride di Belgrado ha ribadito l’intenzione di scendere in strada, il 17 settembre alle ore 17. “Noi sfileremo“. Punto.
Kristine Garin, Presidente European Pride Organisers Association, ha ricordato che lo svolgimento della Parata è garantito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in quanto considerato diritto umano fondamentale. Garin ha poi sottolineato come qualsiasi tentativo di fermare lo svolgimento del Pride sarebbe una violazione degli articoli 11, 13 e 14 della Convenzione sui diritti umani, che la Serbia ha ratificato, in quanto membro del Consiglio d’Europa. Insomma, tutti a Belgrado.
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