Un’apertura che sa di beffa quella del sindaco di Genova Marco Bucci, primo nella storia cittadina a non concedere il patrocinio al pride.
“Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente!”. Giorgio Gaber cantava così della rivoluzione proletaria, nella sua celebre canzone ‘Qualcuno Era Comunista’. Parole che ben si attagliano per Genova, ex città rossa, e il Liguria Pride a cui il sindaco Marco Bucci ha tolto il patrocinio, come promesso in campagna elettorale.
Dopo le polemiche e un primo incontro con gli organizzatori dell’evento, il sindaco genovese ha fatto una piccola apertura, promettendo di rivalutare la sua posizione sulla base dell’andamento del corteo LGBT previsto il 16 giugno. “Se il prossimo gay pride dovesse svolgersi in maniera civile ed essere accettato dalla cittadinanza – ha affermato il primo cittadino del capoluogo ligure a margine del Consiglio Comunale – potremo valutare, in futuro, di concedere il patrocinio. Le cose possono sempre cambiare”.
“Moltissimi cittadini – ha aggiunto Bucci – mi hanno scritto infuriati perché nel corso dei precedenti cortei del gay pride avevano visto immagini offensive della religione, per questo abbiamo detto più volte che si tratta di un evento divisivo e che quindi non possiamo più patrocinare”.
Bucci tuttavia, si è ‘dimenticato’ di spiegare perché il patrocinio è stato tolto anche alla Colorata Cena, l’iniziativa prevista per la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia. Che nulla ha a che vedere con le sfilate dell’orgoglio LGBT. Un nuovo incontro tra il coordinamento del Liguria Pride e il sindaco è atteso per venerdì.
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