13 anni fa il mondo del calcio e quello del gossip si incrociarono grazie ad un semplice scatto, che mostrava Gerard Piqué e Zlatan Ibrahimovic, all’epoca compagni di squadra al Barcellona, in intimità in un parcheggio, con le mani incrociate e i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro, ad un passo da un ipotetico bacio.
Un’immagine celebre e indimenticata che fece parlare mezzo mondo, tanto da portare l’attaccante svedese a perdere la testa dinanzi ad una giornalista che pochi giorni dopo gli chiese spiegazioni. “Vieni con tua sorella a casa mia, e vedrai se sono gay“, le rispose Zlatan, oggi al Milan e padre di due figli.
13 anni dopo quella foto Gerard Piqué, fresco di separazione da Shakira e ancora oggi al Barcellona, è tornato a parlarne, raccontando la sua verità dietro quello scatto nel corso dell’ultima puntata di “After Kings”.
“In quella foto siamo nel parcheggio del club, la mia macchina e la stampa sono lì. Avrei potuto baciare in bocca Zlatan, ma non nel parcheggio del club! Capite cosa voglio dirvi, la foto è totalmente fuori contesto”.
Chiaro il messaggio implicito. Se solo Piquè e Ibrahimovic avessero avuto una segreta storia d’amore, non l’avrebbero certamente messa in piazza in pieno giorno, nel parcheggio del Barcellona al cospetto di giornalisti e paparazzi.
“Ma poi soprattutto la reazione di Zlatan“, ha proseguito Gerard, ricordando il fastidio vissuto dall’attaccante svedese per come e quanto montarono i rumor.
“Il giorno dopo esce dalla Ciudad Deportiva e tutti i paparazzi lo aspettano. Zlatan è in macchina e all’uscita ci sono i giornalisti di gossip, Telecinco compreso. Gli mettono il microfono, lui abbassa il finestrino e una giornalista ne approfitta per chiedergli cosa è successo. Lui dice: ‘Vieni a casa mia con tua sorella e ti faccio vedere che non sono gay‘”.
Risposta stizzita da maschio alfa che alimentò ulteriori polemiche.
Piqué aveva parlato della medesima foto anche nel 2015, ricordando il perché di quel tenero abbraccio.
“Avevo appena pubblicato la mia autobiografia e Zlatan era venuto a congratularsi con me. Sono una persona tattile e il fotografo ha colto il momento in cui ci stavamo stringendo la mano. Non riuscivo a credere in cosa si fosse trasformato tutto ciò, ma non posso dire che questa reazione mi abbia sorpreso, eravamo in vantaggio sul Real Madrid a poche partite dalla fine del campionato, quindi la stampa ha potuto approfittarne per destabilizzarci“.
Piquè, leggenda del calcio spagnolo che ha vinto tutto sia con il club che con la nazionale, iniziò la propria storia d’amore con Shakira proprio in quel 2010. Nati due figli, la coppia è scoppiata la scorsa estate, quando la cantante colombiana ha scoperto i tradimenti del calciatore, ora affiancato dalla 23enne Clara Chia Martì.
Una rottura tutt’altro che digerita dalla popstar, che ha scritto ben 2 canzoni sull’argomento. Prima il tormentone BZRP Music Session #53, ora Te quedo grande. Giorni fa in Messico Shakira ha così affrontato il ‘tema Piqué’, suo grande amore finito malamente.
“Penso di aver vissuto questa storia secondo cui una donna ha bisogno di un uomo per sentirsi completa, o di una famiglia. Avevo questo sogno di avere una famiglia dove i figli potessero contare su un padre e una madre, sotto lo stesso tetto. Non tutti i sogni nella vita diventano realtà, ma trovano il modo di farsi perdonare. Con me lo ha fatto alla grande attraverso questi due meravigliosi bambini che mi riempiono di amore ogni giorno. Mi sono imbattuta in questa favola che dice che le donne hanno bisogno di un partner… Sono sempre stata emotivamente dipendente dagli uomini. Sono sempre stato innamorata dell’amore, e questa storia in qualche modo mi ha fatto capire le cose da un’altra prospettiva, per sentirmi autosufficiente. Una donna che deve affrontare le fatiche della vita si rafforza e quando si rafforza è perché ha imparato a conoscere le proprie debolezze, ad accettare le proprie vulnerabilità, ad esprimere ciò che sente, il dolore. Adesso, paradossalmente, mi sento completa. Sento di dipendere da me stessa e ho due figli che dipendono da me. Questa fortezza, perché sia vera e non di facciata, deve essere una fortezza frutto dell’esperienza del lutto, della sua accettazione, della tolleranza alla frustrazione. È stato un momento di brutale onestà sia da parte mia che del mio pubblico. Ho trovato veri amici, ho scoperto su chi potevo e non potevo contare. E l’amicizia non è un fenomeno individuale, tra due persone. Può anche coinvolgerne centinaia. Mi sono sentita supportata in un modo che non mi sarei mai aspettata. Sono stati loro ad aiutarmi ad alzarmi, sono stata a terra per molto tempo. Mi hanno dato la forza e l’intuizione di dire: “Bene, sono pronta per il prossimo round. Lascia che la vita venga a dirmi chi altro devo affrontare”. Penso che l’arte abbia una funzione, anche quella di disturbare, ma soprattutto quella di rappresentare alcune particolarità. Penso che dietro le mie canzoni abbia sempre sentito il dovere di usare la mia voce prestandola a chi non può parlare. Ho capito che le donne sono in un momento chiave per la società, il sostegno che possiamo ricevere l’una dall’altra è molto rilevante, è importante. Come disse Madeleine Albright, Segretario di Stato americano: “C’è un posto riservato all’inferno per quelle donne che non si sostengono a vicenda”. Sono totalmente d’accordo con lei“.
Ogni riferimento ipotetico alla 23enne Clara Chia Martì è del tutto casuale.
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