«Le favole fanno sognare e non conoscono età». Ad affermarlo è l’opinionista e conduttore televisivo Giovanni Ciacci che oggi festeggia l’uscita della sua quinta fatica letteraria: “Favole Arcobaleno – storie e leggende di persone libere”.
In Italia si legge sempre meno, le Case Editrici sono in crisi e lei continua a pubblicare libri. Vende davvero, Ciacci?
Altroché! Sono al quinto libro e sto già lavorando al sesto. Certo: non sarò Giulia De Lellis che, oramai, è una scrittrice certificata, ma anche io, nel mio piccolo, mi difendo bene. Pensi che il mio penultimo libro dedicato alla transessuale Giò Stajano, a gennaio, diventerà un tascabile.
Chi è il lettore medio delle sue fatiche letterarie?
Chi mi segue in tv. Ho un pubblico davvero trasversale e che riesce sempre ad andare oltre. I miei libri spopolano nei grandi supermercati e vanno forti anche in alcuni mobilifici. Non mi chieda il perché..
Da dove nasce l’idea di scrivere favole per bambini?
Da un’intuizione della Vallardi. Loro ci hanno messo l’idea, io tutto il resto. È un libro pieno zeppo di personaggi positivi. Eroi ed eroine che hanno lottato per la libertà di tutti.
Qual era la sua favola preferita da bambino?
Da buon toscano, direi Pinocchio. Seguono, poi, tutti i grandi classici.
Lei che bimbo era?
Io, in verità, mi sento bambino ancora oggi. Rido, scherzo, gioco, provoco, sgambetto. Sono un po’ Pinocchio e un po’ Lucifero. E talvolta anche un po’ Fata Turchina. Battute a parte, il ricavato dalle vendite del mio libro sarà devoluto alla “The Children for Peace Onlus”, per il «Pe Atye Kenam no longer alone». Un progetto di prevenzione ed educazione delle donne e dei bambini a rischio di infezione da HIV, presso il Comboni Samaritans Health Center di Gulu, in Uganda.
Anche Ciacci ha un cuore grande, allora.
Come cantava qualcuno: “Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai”.
Il suo libro è un inno all’amore e alla libertà. Eppure, lei, ogni tanto, sul mondo gay e sulle sue battaglie ci è andato dato giù forte..
Io sposo solo le battaglie in cui credo. Tutto il resto lo lascio ai pecoroni. A differenza di molti, non ho mai supportato certe campagne solo perché per alcuni era giusto farlo. Il Gay Pride, ad esempio, non mi è mai piaciuto. L’ho detto e l’ho sempre sostenuto. E sia ben chiaro: non andarci non significa necessariamente non condividerne il manifesto.
Pensa che la comunità LGBT accoglierà in maniera positiva la sua fatica?
A me, sinceramente, di quello che penserà la comunità in merito al mio libro non me ne frega nulla. Io non l’ho fatto per loro, ma per i bambini e per i loro genitori.
A GayIt, a settembre, aveva dichiarato: “Non sa quanti personaggi si sono rifiutati di entrare a far parte del mio prossimo libro. Farò tutti i nomi a ridosso della pubblicazione.” È arrivato il momento: fuori i nomi.
I primi a dirmi di no sono stati Dolce & Gabbana. Il motivo? Politiche aziendali tutte loro. Segue, subito dopo, il cantante Mika per i tanti impegni presi. Anche Raffaella Carrà ha ignorato la mia richiesta. Tramite il suo agente le ho fatto pervenire il tutto, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta. Peccato.
Poi?
E poi c’è anche Donatella Versace. Lei, ad esempio, non ha voluto che pubblicassi la storia del fratello Gianni. Non so dirle il perché, ma a me è dispiaciuto molto. Poi ci sarebbero due famosissimi porno attori assai famosi qui da noi. Un uomo e una donna. Lui non era interessato, mentre lei mi ha chiesto dei soldi, ma non voglio farle i nomi. Loro riescono a nutrirsi anche di questo. Nell’ambiente le chiamano “blatte”.
Voltando pagina, “Detto Fatto” sta risalendo negli ascolti, mentre il suo “Vite da Copertina” piace, ma non brilla. Che si fa?
Di “Detto Fatto”, per ora, non voglio parlare. Lo farò a tempo debito, visto che ho ancora molto da raccontare. Invece, per quanto riguarda “Vite da copertina”, abbiamo appena cambiato orario. Siamo passati dalle 18:30, alle 17:30 e abbiamo più di 150 puntate da realizzare. È un programma che mi diverte, che diverte il pubblico e che soddisfa la rete. Quello che posso dirle è che lavoro con una squadra meravigliosa e che con Elenoire Casalegno mi trovo benissimo.
Che progetti sta vagliando, al momento?
Sono impegnato sul sesto libro. Sarà un romanzo e si intitolerà, salvo cambiamenti, “Roma in ginocchio”. Racconterò tutto quello che ho visto, da dietro le quinte, nel mondo dello spettacolo e mi creda: non farò sconti a nessuno. E poi mi è stato proposto un reality all’estero che andrà in onda a ridosso dell’estate. Chissà se riuscirò ad incastrare tutto..
Si è tornato a parlare di lei per la prossima edizione de “L’Isola dei Famosi”.
Io i reality, se potessi, li farei davvero tutti. Mi divertono come poche cose al mondo, ma ora come ora, non posso prenderli in considerazione per i troppi impegni presi. Un po’ come Mika. (ride)
Nel contempo continua ad andare ospite dalla d’Urso. E proprio lì, recentemente, si è mostrato vestito da “Elsa” del cartone animato “Frozen”. Al netto dei gusti personali, non si è sentito ridicolo?
Perché dovrei sentirmi ridicolo? Io faccio spettacolo. Non faccio operazioni a cuore aperto e se mi viene proposto qualcosa sono sempre io a decidere se accettare o meno.
E nemmeno ridicolizzato?
Guardi: dalla d’Urso non viene mai ridicolizzato nessuno e per me è un onore andare ospite nei suoi programmi. È un’ottima padrona di casa e da lei, mi creda, c’è solo da imparare.
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