Il governo Draghi ha approvato anche al Senato con voto di fiducia il decreto Infrastrutture e mobilità sostenibile che da ora in poi vieterà “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto” sia discriminatorio, con riferimento anche all’identità di genere. 190 voti favorevoli e 34 contrari. Il comma 4 bis sull’articolo 1 approvato alla Camera e introdotto con un emendamento firmato da Alessia Rotta e Raffaella Paita di Pd e IV ha mandato su tutte le furie Pro Vita.
“Da oggi associazioni pro vita e pro famiglia come la nostra avranno sulla loro testa la scure della censura e del bavaglio sui temi quali il gender, l’ideologia Lgbt e l’identità di genere. La discriminazione voluta dal Ddl Zan alla fine è diventata realtà, semplicemente sotto falso nome“, ha commentato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia.
Il decreto Infrastrutture appena approvato vieterà la comparsa su strade e veicoli di “pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche“.
Pro Vita, che in passato ha più volte realizzato contestatissime pubblicità contro l’aborto, le famiglie arcobaleno, le unioni civili e la legge sull’omotransfobia, è subito tornata a parlare di “dittatura gender“, accusando il governo Draghi di aver approvato un “emendamento liberticida, a causa del quale non sarà più possibile fare affissioni o camion vela contro il gender, l’utero in affitto e le adozioni per coppie omosessuali“. “In più, come se non bastasse – aggiunge Jacopo Coghe, vicepresidente della Onlus – è stata legittimata la fluidità di genere, come al solito sotto le mentite spoglie delle discriminazioni“.
Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, aveva ieri denunciato ieri l’emendamento presentato in modo piratesco, chiedendosi pubblicamente: “Un cartellone pubblicitario con la foto di una bella donna sarà considerato ‘sessista’? Una donna che stira o un uomo che nella pubblicità di un film salva una fanciulla saranno considerati ‘stereotipi di genere’? Un adesivo su un’auto con scritto che Gesù è figlio di Dio o che Cristo è Re sarà considerato lesivo dei non cristiani? Una pubblicità che raffiguri solo coppie uomo/donna sarà lesiva delle persone Lgbt?”. “Non sono domande oziose, sono casi che già si sono verificate all’estero, ad esempio nel Regno Unito, dove questa ideologia è già entrata nelle leggi. Basti ricordare che, anche senza questa norma, sindaci di sinistra hanno vietato cartelloni e autocarri ‘vela’ che dicevano semplicemente ‘i bambini sono maschi, le bambine sono femmine’. Gli adepti del ‘gender’ dovrebbero avere il coraggio di portare avanti le loro istanze in maniera aperta, non in un articolo e un decreto-legge che parla di tutt’altro”.
Decreto Infrastrutture ufficialmente approvato.
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