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Grecia, l’accorato discorso del premier conservatore Mitsotakis prima del voto sul matrimonio egualitario (VIDEO)

"I diritti sono una questione di principio, non dovrebbero essere coinvolti in un braccio di ferro tra i partiti. Dobbiamo rendere visibile chi fino ad oggi è stato invisibile. E con loro, molti bambini potranno finalmente trovare il posto che gli spetta". "Al mio partito dico, non confondete l'essere conservatori con la regressione".

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Il parlamento greco a maggioranza conservatrice ha ieri approvato il matrimonio egualitario e l’adozione per le coppie dello stesso sesso, diventando così il primo Paese cristiano ortodosso nonché l’ultimo in ordine cronologico dell’Europa occidentale a sposare tale legge, ad eccezione dell’Italia, triste fanalino di coda.

La legge fortemente voluta dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis, uomo di destra, è passata grazie ai voti dell’opposizione, in particolare di Syriza-PS (progressisti). Al voto hanno partecipato 254 deputati, 176 hanno votato sì, 76 contrari, 2 astenuti. La Grecia è così diventata il 37° Paese del mondo, il 16° dell’Unione europea, ad approvare il matrimonio egualitario. “Un miraggio, purtroppo, per chi vive in Italia”, ha amaramente commentato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.

55enne leader del partito conservatore Nuova Democrazia e Primo ministro della Grecia dall’8 luglio 2019, Mitsotakis ha tenuto un lungo e accorato discorso prima del voto conclusivo in Parlamento, a voler rimarcare il momento storico vissuto ieri dall’intero Paese.

32 minuti più volte interrotti da scroscianti applausi.

Questo il discorso integrale di Kyriakos Mitsotakis, il cui partito si trova nel Gruppo del Partito Popolare Europeo al fianco di Forza Italia. (trad. di Antonio Rotelli)

“Grazie.
Stiamo sfidando con coraggio una grave disuguaglianza per la nostra democrazia.
Siamo qui oggi per proteggere i diritti fondamentali dei bambini sotto la protezione dei loro genitori e, con una necessaria integrazione del diritto di famiglia, per rendere finalmente giustizia alla vita quotidiana dei nostri concittadini dello stesso sesso. Perché la riforma su cui legiferiamo oggi sulla parità di accesso al matrimonio civile migliorerà e di parecchio la vita di tanti nostri concittadini, senza, sottolineo, togliere nulla alla vita di molti.
È qualcosa che la nostra Costituzione prevede.
È qualcosa che la nostra stessa Costituzione richiede.
In modo che finalmente persone finora invisibili possano diventare visibili intorno a noi. E con loro, molti bambini potranno finalmente trovare il posto che spetta loro. Accanto a tutto il resto. Questi, in fondo, sono il fulcro della proposta di legge, poiché entrambi i genitori di coppie omosessuali non hanno ancora legalmente le stesse opportunità di fornire ai propri figli ciò di cui hanno bisogno.
Di poterli far uscire da scuola.
Di poterli portare in vacanza.
Andare dal medico o in ospedale.
Ogni volta che ne hanno bisogno.
E se al nascituro viene a mancare l’unico genitore riconosciuto, i figli saranno necessariamente affidati a un parente lontano e sconosciuto, o peggio, a un istituto di accoglienza.
Tutto questo senza poter ereditare da chi li ha cresciuti, né ovviamente ricevere il mantenimento o gli alimenti in caso di separazione dei genitori.
È quindi questa lacuna che noi veniamo a colmare.
Permettendo a tutti, se lo desiderano, di suggellare istituzionalmente la loro relazione con una cerimonia in municipio, proprio come fanno le coppie eterosessuali. È un problema che sta mettendo alla prova, sì, la sensibilità della maggior parte delle persone. Proprio come vuole una società inclusiva, dove finalmente si sperimenta il potere della nostra democrazia di integrare ogni cittadino in modo paritario.
Ma è anche il momento in cui si giudica la capacità della nostra democrazia di modernizzarsi e perfezionarsi.
Con l’istituzione [del matrimonio egualitario] già collaudata in 36 Paesi d’Europa e del mondo.
È ormai noto che nel corso della storia la famiglia stessa si è evoluta, come fulcro della vita interpersonale e collettiva. E l’istituzione [matrimoniale], a sua volta, si è evoluta nel tempo. È possibile che la famiglia classica come la conosciamo sia nata migliaia di anni fa per rendere più forte la nostra democrazia.
La filiazione e le regole per attribuire la genitorialità come nucleo centrale di una relazione.
Le forme della famiglia, tuttavia, sono sempre cambiate in base ai cambiamenti della società, della morale, del progresso culturale.
E così arriviamo ai giorni nostri.
Il Ministro di Stato ha giustamente chiesto, nella prima frase del suo discorso, perché ci si sposa, che cos’è in fondo il matrimonio.
Bene.
Il matrimonio.
Il matrimonio non è altro che il culmine dell’amore di due persone che scelgono di stare insieme.
Impegnate con se stesse, con lo Stato e con la società nel suo complesso.
Per questo motivo i sistemi giuridici si stanno adattando a livello internazionale in risposta alle questioni pratiche contemporanee.
Cito, ad esempio, i diritti di proprietà e di successione, le questioni di cittadinanza, il trasferimento in un altro Paese, le questioni lavorative e fiscali, oltre a scelte più simboliche, naturalmente più evanescenti, che però diventano socialmente vantaggiose quando riconoscono relazioni oneste e autentiche.
Questa riforma è quindi utile e necessaria.
E tanto utile e necessaria quanto lo è ancora oggi, dopo un’ampia consultazione pubblica, spiegarne ancora una volta i suoi contenuti.
I cui contenuti sono purtroppo ancora oggi offuscati da miti ed esagerazioni, e non mi riferisco alle critiche benintenzionate che vengono mosse a questa iniziativa legislativa.
Ribadisco quindi che, prima di tutto, con questa proposta di legge estendiamo i diritti dei bambini a coloro che già vivono con coppie dello stesso sesso.
Non stiamo affatto cambiando l’attuale quadro della procreazione medicalmente assistita e non stiamo certo stabilendo il genitore 1 e il genitore 2.
E in secondo luogo, la legge che presentiamo e proponiamo, equipara i cittadini di fronte al matrimonio civile.
Ripeto, di fronte al matrimonio civile.
Perché il matrimonio religioso è un sacramento religioso e un affare esclusivo della Chiesa.
Posizione che lo Stato certamente rispetta.
Basandosi sempre sui distinti ruoli delle due istituzioni, lo Stato deve procedere con le proprie azioni avendo come bussola l’uguaglianza di fronte alla legge.
Abbiamo giurato sulla Costituzione di servire il bene comune del popolo greco.
“Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, o per dirla in modo più popolare, “o prete prete o contadino contadino” (modo di dire greco per esprimere il concetto che si fa o l’uno o l’altro), e anche in altre circostanze, del resto, in tempi recenti con la Chiesa abbiamo avuto visioni divergenti sulla scelta della cremazione.
Anche sull’istituzione stessa del matrimonio civile, in passato, abbiamo dissentito. Ma gli sviluppi e le scoperte importanti che si sono rivelate e che alla fine non hanno interrotto la coesione sociale sono ora relazioni funzionali accettabili della vita quotidiana e che alla fine non hanno turbato le nostre relazioni con la Chiesa.
Lo stesso accadrà ora.
Cari colleghi, ciò di cui stiamo discutendo oggi può aver causato titoli sproporzionati e la loro reale portata con gli eventi attuali ha spesso portato il dibattito intorno al matrimonio in una posizione sproporzionata con altre questioni. Ma a prescindere da tutto ciò, le circostanze hanno fornito l’opportunità di ascoltare molti punti di vista.
Ascoltare le opinioni di esperti ma soprattutto ascoltare i punti di vista che non erano stati ascoltati fino ad ora e soprattutto le storie, non le opinioni. Le esperienze personali delle persone stesse, dei bambini che crescono oggi in questo ambiente.
Sono opinioni, punti di vista ed esperienze che hanno fornito a tutti noi utili chiarimenti e che alla fine hanno generato molti incontri. E non è un caso che la maggioranza dei cittadini sia alla fine d’accordo con questo disegno di legge.
Ed è vero che ci sono riserve che corrono orizzontalmente in tutti i partiti.
Ecco perché anche ora, mentre ci avviciniamo lentamente alla fine del dibattito, è bene spiegare ancora una volta le disposizioni del disegno di legge, per dare risposta a ragionevoli preoccupazioni, a legittime preoccupazioni.
E non parlo delle accuse irragionevoli e misticistiche che purtroppo si sono sentite anche in questa sala.
Una di queste preoccupazioni legittime sostiene che i cambiamenti di cui stiamo discutendo oggi potrebbero essere affrontati attraverso l’attuale accordo di convivenza.
Ma come ha spiegato credo in modo molto esaustivo il Ministro Skertsos, l’unica cosa che faremmo sarebbe creare essenzialmente due istituzioni parallele con nuove disuguaglianze per le quali dovremmo fornire nuove disposizioni specifiche, provocando una serie di contraddizioni giuridiche concatenate, contraddizioni giuridiche basate su una struttura che storicamente è stata data dal diritto di famiglia in Grecia.
C’è poi l’argomentazione legata alla tecnoscienza, che ha a sua volta fondamenta traballanti. In primo luogo, ripeto, il disegno di legge non menziona affatto la procreazione medicalmente assistita. In quel caso il regime rimane lo stesso, così come rimane invariato lo status dell’adozione. Con norme molto severe.
La cosa più importante è sapere esattamente cosa stiamo votando oggi. Un processo che culmina in un dialogo di ampio respiro, un lungo processo di riflessione, di dibattito pubblico, con più di 7.000 commenti e osservazioni.
È stato un dialogo, con le conclusioni di scienziati che hanno studiato a fondo l’evoluzione nel tempo del concetto di famiglia.
E questi studi se li si legge nel dettaglio rispondono ora a tutte le obiezioni benintenzionate qui proposte.
Capisco perfettamente coloro che hanno in mente il concetto tradizionale di famiglia, le loro preoccupazioni, la loro paura nei confronti dei bambini che crescono in famiglie omosessuali.
Ma questo non è il caso.
Non è la realtà.
Dinanzi alle discriminazioni esistenti, agiamo oggi per cancellarle. Abbiamo indiscutibili dati empirici che vanno oltre le nostre convinzioni soggettive. Sappiamo che i bambini possono crescere felici con genitori dello stesso sesso. È la natura. Ciò che è stato dimostrato fare la differenza, è l’amore. L’affetto in una casa. E non la forma. Il modello non è uno. Disse la mia povera madre, e aveva ragione, che nessuno ha mai ottenuto niente dal troppo amore. Nessuno.
Ancora oggi ci sono famiglie dove c’è un solo genitore divorziato, 30 anni fa, quando noi eravamo piccoli, un figlio di divorziati aveva a che fare con il pregiudizio, mentre oggi il divorzio è una realtà.
Ci sono famiglie che allevano i figli con i nonni.
La soluzione non è quindi da ricercare nella cieca negazione di situazioni e realtà già esistenti, ma nella rimozione degli effetti negativi che le accompagnano.
Altrimenti non faremmo altro che dare forma a una realtà in cui ci sarebbero cittadini a velocità diverse.
Ecco perché le riforme volte alla segregazione ingiusta alla fine si oppongono sempre alla giusta modernizzazione.
Per quanto riguarda coloro che considerano il pensiero conservatore come una loro prerogativa esclusiva, dirò una cosa: non confondete l’essere conservatori con la regressione, perché la conservazione dei valori che devono essere preservati è in definitiva una componente dell’evoluzione, non un prodotto dell’ingegneria sociale o di sedimentazione.
È la trasformazione del mantenimento in uno slogan inamovibile che alla fine trasforma il mantenimento in dogma. Ed è questa differenza a rendere il nostro partito conservatore progressista.
Su questo argomento credo che la maggior parte dei greci, nonostante le difficoltà che dobbiamo affrontare, siano finalmente orgogliosi del proprio Paese e siano felici che ci stiamo muovendo su un percorso di progresso, perché è una forte corrente che finalmente accoglie l’essenza dei cambiamenti, dimostrando che la società ha una maggiore laicità. Sappiamo bene che questi temi non si prestano alla demagogia, e lo stesso vale per la questione che è stata a lungo discussa.
Mi riferisco alla maternità surrogata che, ripeto, è una questione che non ha nulla a che fare con questo disegno di legge.
Ricordo ai colleghi di Nuova Democrazia che il nostro stesso partito ha votato a favore della riproduzione assistita nel 2002, con un quadro moderno che è stato adattato dai governi successivi, e nel 2005 e nel 2014 e nel 2014 e nel 2014 e nel 2022.
Quindi al giorno d’oggi non è consentito ignorare le contraddizioni che esistono e che si sono formate nella vita reale, come i bambini che sono oggi tra noi.
Mi riferisco ai super-patrioti che hanno prodotto discorsi infuocati contro questo particolare disegno di legge per quei bambini nati all’estero da genitori greci e che non sono registrati all’anagrafe e che non possono acquisire la cittadinanza greca.
Cosa avete da dire a questi bambini? Uno Stato inclusivo deve provvedere a loro.
In nome dell’uguaglianza dei cittadini forniamo ora a tutti il diritto al matrimonio civile, insieme agli obblighi che ne derivano, mentre in nome della protezione dei più piccoli preserviamo i loro diritti, perché la democrazia presuppone istituzioni che si evolvono e che rispondono costantemente alle esigenze.
I diritti sono questioni di principio, non dovrebbero essere coinvolti in un braccio di ferro tra i partiti.
E sarebbe ugualmente controproducente censurare il punto di vista opposto di entrambi.
Ho voluto fin dall’inizio che questo particolare dialogo non fosse politicamente carico di odio, in modo che le nuove disposizioni potessero servire l’obiettivo finale con moderazione e con equilibrio. Credo che la maggior parte dei cittadini in questo senso siano allineati, lontani dalle tensioni.
Credo sia molto incoraggiante per il livello del nostro progresso sociale che la grande maggioranza dei cittadini abbia condannato il misticismo, voltando le spalle alle esagerazioni che si sono sentite.
Il clima attuale è finalmente una conquista dell’intera società, oltre che del governo che è interessato anche ad altro, ma questo non significa che non debbano essere abolite disuguaglianze costruite in passato con tagli di diritti che si manifestano nel presente. Per questo motivo stiamo procedendo all’odierna riforma, senza indugi, non solo come contributo istituzionale all’accettazione della diversità che in una società democratica è elemento di resilienza, ma anche come movimento che in definitiva rafforza la coesione interna della nostra società, perché in Grecia nessuno dovrebbe sentirsi cittadino di serie B.
Permetettemi di chiudere con una nota un po’ più personale.
Ho ricevuto innumerevoli messaggi, dalla comunità LGBT.
Voglio dire loro che riconosco pienamente quello che hanno passato e quello che stanno passando da molte generazioni, quando la loro stessa natura era un reato penale, oppressa dalle famiglie, dall’ambiente sociale, assediati da commenti amari e stereotipi.
Non prendiamoci in giro erano i figli di un Dio minore negli anni ’80, decennio in cui io personalmente sono cresciuto, in cui sono diventato maggiorenne. Ricordo bene come il loro stigma divenne doppio a causa della maledizione dell’HIV.
Per tutti loro e per ogni cittadino democratico questo giorno è un giorno di gioia, perché da domani un’ulteriore barriera tra noi sarà rimossa, per diventare un ponte di convivenza in uno Stato libero con cittadini liberi.
Chiudo, signore e signori, chiedendo a chi è contrario a questa legge di ricordarsi cosa diceva il nostro stesso documento fondativo scritto 50 anni fa, nel considerare sempre tutti i cittadini non solo uguali nei confronti delle leggi ma con uguali diritti.
Possiamo incontrare tutte le forze della modernizzazione democratica e dell’orientamento europeo con questo voto finale, dando la misura della democrazia liberale, rappresentando tutte le donne greche e tutti i greci del mondo.
La posizione, l’atteggiamento di ognuno di noi acquisterà un peso storico, quindi vi invito a trasformarlo in un messaggio di verità e comprensione al posto dei miti e della disinformazione, dicendo sì alla giustizia, sì all’uguaglianza e no alla miopia, scegliendo l’armoniosa conciliazione piuttosto che la separazione angolare e l’unità creativa dalla tossicità.
Vi invito a compiere questo passo, tutto insieme, grazie”.

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