Pensando alla salute e al benessere del mondo omosessuale, viene naturale concentrarsi maggiormente sulla prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili. Come ci ha fatto notare in una mail l’utente Erbe38, però, «La moda del fumo in Italia è ancora molto presente soprattutto fra i giovani. Non è sexy, fa puzzare e danneggia la salute. Riviste e blog gay parlano molto di Aids e HIV ma danno troppo poco spazio alla dipendenza da tabacco». Questa giusta osservazione nasce proprio nel momento in cui alla comunità glbt è stato riconosciuto il demerito di fumare troppo e nel mondo stanno nascendo centri specializzati per aiutare i fumatori omosessuali a liberarsi del vizio che può causare danni moortali come infarti, ictus ma soprattutto tumori.
Da anni in America si indaga sulle percentuali di fumatori in base a genere, razza e condizione sociale ma mai nessuno prima del 2003 aveva analizzato la dipendenza in relazione all’orientamento sessuale. Il Safeguards Project e l’LGBT Health Resource Center hanno condotto oltre 200 interviste "faccia a faccia" per cercare di capire abitudini, convinzioni e comportamenti della comunità lgbt nei confronti del fumo. Questa ricerca ha messo in luce una realtà inaspettata, di cui non si può essere di certo fieri: la percentuale di fumatori gay, lesbiche, bisessuali e transessuali è del 40-70% maggiore di quella generale. Lo conferma anche il sito Glbt Tobacco, nel quale si apprende che i danni conseguenti da questo brutto vizio possono essere ancora più gravi nei casi di omosessuali affetti da HIV e di transessuali che assumono ormoni non regolarmente prescritti.
Il consumo massiccio di tabacco da parte della nostra comunità ha spinto i produttori di sigarette a rivolgere la loro attenzione verso questa grande fetta di mercato per aumentare le vendite. Sempre più spesso, infatti, è possibile vedere promozioni dei loro prodotti in discoteche e ambienti gay, nelle quali stewards ammiccanti propongono gadgets omaggio con l’acquisto di uno o più pacchetti di sigarette. Nei locali in cui vige il divieto di fumare poi, baristi e camerieri sono doppiamente a rischio a causa del fumo passivo. Sul sito American for nonsmokers’ right aiuta gli americani a individuare tutte le aree del paese in cui si può respirare aria pulita grazie alle restrizioni ci si può sentire al 100% protetti dal fumo.
Inoltre nel 2004, sempre negli Stati Uniti è stata redatta una guida dal titolo Gay Smoke Out che, con una grafica molto trendy, dà divertenti suggerimenti queer per dire stop a fumo e alle sue pessime conseguenze:
-Fissare una data entro la quale, imporsi di smettere di fumare;
-Chiamare gli amici fumatori, avvertirli che hai intenzione di smettere di fumare e chiedere il loro sostegno;
– Rendere difficile il raggiungimento della sigaretta: avvolgere il pacchetto con dello scotch. In alternativa non comprate tabacco. Meglio ancora gettare il pacchetto;
-Cambia mano. Se sei abituato a fumare con la mano destra cambia abitudine e prova con la sinistra;
-Cambia marca (scegli la quella che più ti disgusta);
-Smetti gradualmente, fuma sempre meno o fai dei tiri più corti.
«E se dopo aver smesso ci ricadi? – suggerisce Gay Smoke Out – Non scoraggiarti! In media le persone impiegano 7 tentativi prima di riuscirci. Quindi non ti abbattere, gioisci e fatti un applauso ogni qualvolta passi un lungo periodo senza sigarette. Pensa invece a quale situazione ti ha "indotto in tentazione" e cerca di fare in modo che non si ricrei in futuro».
In Italia non esistono ancora corsi per smettere di fumare rivolti esclusivamente alla comunità glbt, in ogni caso il Ministero della Salute ha dedicato una sezione del sito decalogo per aiutare chi ha deciso di vivere senza la spesa ma soprattutto la "Spada di Damocle" del fumo. Non resta altro che armarsi di tanta buona volontà e prendere la decisione che può liberare te stesso dalla schiavitù del fumo e la comunità glbt da questo nuovo, scomodo primato.
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