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I medici lombardi con la Atzori: “E’ libertà d’espressione”

L’Ordine professionale, rispondendo ad Arcigay, non si è dissociato dalle posizioni dell’infettivologa sostenitrice delle terapie riparative e amica di Nicolosi e si appella alla libertà d’espressione

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"Irricevibile". Così, in una nota, Arcigay definisce la risposta dell’Ordine dei Medici della Lombardia all’esposto presentato dall’associazione riguardo alla partecipazione della dottoressa Atzori ad un convegno sulle terapie riparative. Stiamo parlando di "Identità di genere e libertà", l’iniziativa tenutasi a Roncadelle (Brescia) lo scorso maggio e che aveva come ospite principale il maggior fautore delle terapie riparative Joseph Nicolosi. L’evento suscitò non poche polemiche e portò perfino l’Ordine degli Psicologi della Lombardia a prendere le distanze non solo da Nicolosi, ma dalla teoria della riparazione in genere. A quel convegno partecipò anche l’infettivologa Chiara Atzori, più volte assorta agli onori delel cronache per le sue idee su come un’eventuale legittimazione delle coppie gay avrebbe conseguenze disastrose sulla diffusione dell’Aids, solo per citare la più bizzarra delle sue teorie. A Roncadelle, la dottoressa Atzori ha tenuto una relazione dal titolo "Uomini e donne o GBLTQ? Un introduzione al tema del gender"

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Oggi si viene a sapere che secondo l’ordine dei Medici della Lombardia, chiamato in causa da Arcigay, non solo la dottoressa Atzori non avrebbe, partecipando a quel convegno e sostenendo le tesi di Nicolosi, violato in alcun modo il codice deontologico, ma "nell’ambito della libertà d’espressione costituzionalmente sancita, ha diritto di dissentire dalla teoria del gender e le sue opinioni non sono da considerare una indebita ‘ingerenza’ ed uno sconfinamento rispetto alle competenze di medico specialista in malattie infettive". L’Ordine dei medici, poi, conclude la nota auspicando "un confronto civile su tematiche così delicate tra esperti con posizioni differenti al fine di un rispetto delle varie convinzioni".
"Per assurdo se un medico teorizzasse o pubblicizzasse l’elettroshock come terapia per i malati psichiatrici – commenta incredula Arcigay – verrebbe certamente condannato o ammonito dal proprio ordine. Per l’omosessualità non è così e l’ordine dei medici lombardo si è ben guardato dall’ammonire la Atzori, trincerandosi dietro ad una pretestuosa libertà di espressione".

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Al contrario di quanto fatto dall’Ordine degli Psicologi, quello dei medici non ha ritenuto opportuno prendere le distanze da quelle che Arcigay, nella richiesta di intervento inviata all’ordine lo scorso maggio, aveva definito "affermazioni improntate ad una visione ideologica e militante, e non onestamente e rigorosamente scientifica" che rischiano di "fomentare situazioni discriminatorie ai danni delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali". E all’appello per un "chiarimento definitivo della posizione dell’Ordine rispetto alle iniziative della dottoressa Atzori, e a tutela della comune sensibilità umana, giuridica, culturale dell’Unione nel contrasto alle discriminazioni, anche e soprattutto in campo sanitario" l’Ordine ha preferito rispondere invocando la libertà d’espressione, senza tenere in alcun conto le posizioni ufficiali dell’OMS, della comunità scientifica internazionale e dei colleghi psicologi.

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