Il Genova Pride, la cui data è ancora da definire, sta provocando molte polemiche, a partire, dal modo in cui è stata scelta la città che avrebbe ospitato la manifestazione nazionale di quest’anno. L’ultimo motivo di dissidio è, appunto, la scelta della data e le voci circolate rispetto ai criteri con cui sceglierla, dopo che il Comune del capoluogo ligure ha ufficialmente dichiarato di non poterlo ospitare il 13 giugno, come auspicato dagli organizzatori, e da una mail inviata dal Comitato Genova Pride 2009 al Coordinamento Roma Pride. A rispondere pubblicamente è il circolo Mario Mieli, storicamente primo tra gli organizzatori del pride romano.
Per cominciare il Mieli precisa che non esiste alcuna questione di incompatibilità tra la potenziale data del Pride di Genova e quella della manifestazione capitolina. "Negli ultimi due anni il Pride a Roma si è svolto nella prima metà di giugno e non alla fine – precisa Rossana Praitano, presidente del Circolo -. Inoltre le date dei Pride di Roma sono sempre state ponderate e decise sulla base di accordi fra associazioni e accordi con i promotori degli altri Pride ‘in scaletta’ nei vari anni, nazionali e non , nonché, ovviamente, analizzando delle motivazioni tecniche". Ma la questione che pare avere provocato più perplessità è quella della ormai famigerata email arrivata dal Coordinamento Genova Pride 2009.
"Le associazioni coinvolte nella missiva genovese sono solo alcune di quelle presenti nel Coordinamento dell’anno scorso, mentre ve ne sono talune che l’anno scorso non hanno aderito – spiega ancora Praitano -. Questo per chiarire che il destinatario di quella e-mail (il Comitato Roma Prida, ndr), in quanto entità, per ora non esiste. (…) A Roma le realtà che collaborano al Pride si uniscono sulla base di taluni fattori: il confronto, la condivisione del documento politico e degli aspetti cruciali, la non necessità di essere romane, il lavoro concreto. Per quanto riguarda l’aspetto organizzativo, il Pride a Roma è stato sempre organizzato dal Mario Mieli, con apporti significativi delle varie altre associazioni (…). Quindi se i ‘genovesi’ vogliono ‘condividere con chi ha esperienza organizzativa di Pride’ presumo che, su Roma, si rivolgessero in effetti al Mieli".
E le perplessità del circolo romano si fanno ancora più profonde non tanto per il destinatario della mail, ancora di fatto inesistente, ma, dicono dal Mieli, per il modo "stravagante" in cui viene chiesto supporto. "Si chiede di collaborare prima ancora di sapere se vi sono le adesioni – osserva ancora Rossana Praitano -, prima ancora di condividere qualunque sia pure piccolissima cosa. Il caterpillar ‘Genova Pride’ avanza. Senza un contatto, un incontro, una telefonata; senza una idea esplicita su cosa debba essere questo Pride; senza un progetto dichiarato; senza una vera valutazione delle difficoltà di comunicazioni all’interno del movimento lgbt nel suo complesso, su come provare a superarle e su come ritrovare un minimo comun denominatore per cui lavorare; senza un’ analisi politica generale che faccia da guida per il rilancio del movimento, nella attuale fase politica ‘smandruppata’, e che faccia da cornice per un Pride nazionale. Niente. Inoltre non c’è alcun accenno alle modalità stravaganti della scelta di Genova". Per non parlare, poi, dello Statuto che prevede "che fra i soci vi sia un rappresentante di ognuno dei Comitati Organizzatori di Pride Nazionali da Torino in poi".
Ed è qui che le posizioni del Mieli si fanno più dure: "Ma è stato chiesto a qualcuno dei presunti soci se volessero essere tali e cosa significhi esserlo, prima di prevederli nello Statuto? E tutti gli altri? Si fa un accenno al Torino Pride 2006 come l’inizio di un percorso unitario del movimento. Ma è palese a tutti che questo percorso è in affanno per vari motivi e che le modalità sul Genova Pride hanno raffreddato ulteriormente gli entusiasmi, le collaborazioni, la spinta costruttiva e propositiva. Se questa è la strada che il Genova Pride vuole percorrere (…), è molto difficile che si scateneranno le energie e le collaborazioni. Il che non vuol dire che ci saranno delle ostilità, da parte di qualcuno del movimento lgbt. Di questo ne siamo convinti. Ma il disinteresse è prevedibile".
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