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Il Gesù gay di ‘Corpus Christi’ scuote la chiesa australiana

Il musical andrà in scena in occasione del Mardi Gras LGBT di Sidney e sta già suscitando polemiche. Il Gesù gay – molto gay – in Italia uscì in occasione del Giubileo. E non gli andò meglio.

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Si celebra a Sidney il prossimo 7 febbraio, il Mardi Gras GLBT, come ogni anno. Ma quello che sta facendo andare su tutte le furie la chesa Anglicata australiana è uno spettacolo teatrale, previsto tra gli eventi che fanno da corollario all’annuale appuntamento.
Il titolo della pièce è un inequivocabile ‘Corpus Christi’ e racconta la storia di un Gesù per niente asessuato (come da sempre vuole la tradizione cristiana), ma che si lascia sedurre nientemeno che da Giuda Iscariota e che, nell’arco della sua vita di predicazione, unisce in matrimonio due dei suoi apostoli. Una rappresentazione "falsa e offensiva", secondo i veriti della chiesa anglicana locale.

Nel musical, scritto dall’americano Terrence McNally, Gesù viene anche tradito dallo stesso Giuda che prima lo conquista.
"E’ un nonsense storico. Non andrò a vederla. La vita è già troppo breve", ha detto stizzito l’arcivescovo di South Sydney, Robert Forsyth.

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Lo stesso regista, Leigh Rowney, che si dice cristiano, ammette che l’impatto possa risultare offensivo per i credenti, ma dichiare che l’intnto è quello di aprire un dibattito interno nella Chiesa riguardo l’omosessualità. Contrarie allo spettacolo si sono dette anche le ssociazioni delle famiglie australiane che hanno definito il musical ‘blasfemo’.

Non è la prima volta che lo spettacolo, dai toni allegri e irriverenti e ambientato nel ventesimo secolo, viene portato in scena. ‘Corpus Christi’ debuttò nel 1997 negli Stati Uniti, provocando minacce di morte per l’autore, e poi fu rappresentato anche qui da noi in Italia nel 2000, anno del Giubileo, attraverso una rivisatazione del regista Enrico La Manna.

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La show ovviamente anche in Italia suscitò aspre polemiche. In quella occasione furono i rappresentanti di Alleanza Nazionale, capeggiati dal senatore Michele Bonatesta, a gridare allo scandalo e ad annunciare l’imminente giudizio universale per chi fosse andato a teatro ad assistere al musical.

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