Come ogni anno, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia che si celebra domani, Ilga Europe (international Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) ha presentato il rapporto che fotografa lo stato dell’arte dei diritti delle persone lgbt nel Vecchio Continente. Sconfortante il risultato dell’Italia che su un totale del 100 per cento della garanzia dei diritti, non supera il 19. L’associazione non si limita a fotografare la situazione dei paesi appartenenti all’Unione Europea, ma include anche i paesi dell’ex URSS e la Turchia.
Ed è proprio ad est che bisogna andare per trovare paesi con punteggi più bassi dell’Italia. Se in Europa centrale, infatti, solo il Liechtenstein (16%), la Repubblica di San Marino (14%) e il Principato di Monaco (10%) si classificano più in basso del Belpaese, bisogna poi spostarsi verso oriente per trovare percentuali sotto il 19% italiano. Parliamo di Kosovo (14%), Macedonia (13%), Bulgaria (18%), Turchia (14%), Ukraina (12%), Bielorussia (14%), Armenia (8%), Arzebaijan (8%) e infine, naturalmente, la Federazione Russa (7%).
Tutti gli altri paesi europei sono stati giudicati meglio in termini di rispetto e riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
La percentuale più alta è del Regno Unito con il 77 per cento, seguito da Belgio con il 67 e dalla Norvegia con il 66. Svezia, Spagna e Portogallo si attestano al 65 per cento, mentre la Francia tocca il 64 e la Germania il 54.
Per stilare la classifica, nella quale a conti fatti l’Italia è al 36esimo posto, l’associazione prende in considerazione le leggi e le misure attuate per garantire l’uguaglianza ai cittadini lgbt e per combattere le forme di discriminazione sociale, sul lavoro, nelle scuole e nella fornitura di prestazioni sanitarie, oltre che le garanzie in termini di diritto di parola e di associazione e la possibilità di richiedere e ottenere asilo politico per questioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
L’ambito in cui l’Italia ottiene il maggiore punteggio è quello della libertà di espressione, parola e associazione dove ottiene un punto per ognuna delle voci indicate. Nessun punteggio, naturalmente, per quanto riguarda le leggi contro l’omofobia e i crimini d’odio, mentre su dieci voci indicate in tema di famiglia, il nostro paese ottiene solo un punto e mezzo grazie alla possibilità per le persone transgender di sposare persone dell’altro sesso e all’approvazione dei registri per le unioni civili in alcuni comuni.
La situazione, insomma, è peggiorata rispetto allo scorso anno quando quando l’Italia si era classificata 30esima. In un anno, altri paesi hanno fatto dei passi avanti come la Grecia, Malta, la Polonia e Cipro, solo per fare qualche esempio, mentre l’Italia, non avendo adottato alcun provvedimento ha perso posizioni.
“In Italia – scrive Ilga nel rapporto – il 73 % delle persone lgbt è stata discriminata almeno una volta nella vita e sono la scuola e la famiglia i luoghi di maggiore discriminazione”. Il 30 per cento, poi, denuncia di essere stato discriminato nella ricerca del lavoro. L’Ilga riconosce, però, che intorno alla questione del riconoscimento delle coppie dello stesso sesso c’è un “crescente consenso politico”.
“Sviluppi positivi in Italia – si legge ancora nel rapporto – sono il risultato soprattutto di sentenze dei tribunali piuttosto che di iniziative legislative, in larga parte per la mancanza di volontà da parte della classe politica di rispondere alle richieste della comunità lgbti di aprire la discussione sul matrimonio egualitario e su altri diritti”. “E’ preoccupante – continua l’associazione – che l’Italia continui ad avere un livello relativamente alto di omofobia e transfobia che si esprime tramite la violenza. Durante l’anno, tre donne trans sono state uccise mentre molte altre persone lgbti (come denuncia il rapporto di Arcigay presentato ieri , ndr) sono state seriamente ferite”.
qui il dettaglio del punteggio dell’Italia
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