La scelta di un cittadino omosessuale di donare sangue non è solo un atto di responsabilità umanitaria e civile, ma è un diritto sacrosanto. Privare una persona di questa possibilità, solo per un anacronistico pregiudizio legato a quello che la società tradizionalista ritiene il tassello fondante dell’essere gay, la promiscuità, è un atto barbarico.
È in questo senso che ci si sta muovendo in Irlanda (nazione di cui spesso abbiamo parlato lo scorso anno, raccontando l’iter di approvazione del matrimonio gay), dove dalla seconda metà del 1980 era stato imposto un divieto a vita per le persone omosessuali con una sessualità attiva di donare sangue, per prevenire un eventuale diffusione a macchia dell’HIV e dell’AIDS, che in quegli anni colpì maggiormente la comunità LGBTI. Il provvedimento impediva agli omosessuali che avessero avuto rapporti con lo stesso sesso di diventare donatori, a prescindere dalla frequenza o dalla lontananza temporale di questi ultimi.
All’ultima conferenza della Irish Blood Transfusion Society, il direttore William Murphy ha anticipato che l’ormai datato e discriminatorio provvedimento verrà progressivamente rimosso, e che questo sarà “un bene per la società intera”. Il prossimo mese si discuterà sulle modifiche da fare al decreto, e entro giugno queste verranno inviate al Ministero della Sanità irlandese. Molto probabilmente si prevede che il divieto verrà ridotto a cinque anni, per poi essere progressivamente eliminato. “Sarà presto chiaro alla popolazione irlandese che ridurre da tutta la vita a un anno il divieto non aumenterà le probabilità di diffusione dell’HIV con le trasfusioni”, ha affermato Murphy. Sarebbe assolutamente insensato pensare il contrario, visto che ormai le tecniche di analisi sono precisissime e obbligatorie, tanto che un eventuale infetto verrebbe immediatamente individuato e rifiutato dalla società di trasfusioni.
L’attivista LGBTI irlandese Des Crowley era presente alla conferenza e si dice parzialmente soddisfatto: “La rimozione di questo divieto, se accompagnata ad una sospensione di un lasso temporale da stabilire in caso di cambiamento di partner o comportamento sessuale a rischio, manderebbe un messaggio forte e chiaro a tutta la comunità LGBTI, e in particolare ai più piccoli che faticano ad accettare il loro orientamento sessuale a causa dello stigma delle malattie sessualmente trasmissibili, che prevale nonostante un grande avanzamento in fatto di medicina e diritti civili”.
Il cammino verso l’uguaglianza è lungo ma finalmente in Irlanda ci si sta muovendo verso la parificazione dei diritti, anche in questo campo.