Israele, la destra al governo minaccia i Pride e i diritti LGBTQI+ ma Netanyahu assicura: “Non li toccheremo”

Con il nuovo governo di estrema destra Israele rischia una regressione sul piano dei diritti LGBTQI+?

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Israele, via libera alla maternità surrogata anche per le coppie gay, i single e le persone trans*
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Oggi 73enne, Benjamin Netanyahu è stato rieletto premier d’Israele a inizio novembre, con quasi 7 milioni di israeliani chiamati alle urne per la quinta volta in meno di quattro anni. Netanyahu ha riconquistato la maggioranza di governo e il suo 6° mandato grazie ad una coalizione di estrema destra, che ha messo non poca paura alle persone LGBTQI+ di Israele.

Una fonte di alto livello del Likud, ad esempio, ha detto che il partito nazionalista liberale e di destra che Netanyahu guida dal 2005 intenderebbe eliminare la copertura assicurativa per l’assistenza sanitaria legata all’affermazione del genere e il divieto alle terapie di conversione, oltre a voler reintrodurre il divieto a donare il sangue da parte degli uomini gay e bisessuali. Tutte conquiste raggiunte con l’ultimo governo e l’ultimo ministro della salute.

Avi Maoz, presidente del partito “pro-famiglia” Noam eletto grazie al Partito Sionista Religioso, ha dichiarato in un’intervista a IDF Radio: “Valuteremo la possibilità di annullare legalmente le parate del Pride. Si può tenere una parata pubblica che è tutta una provocazione? Sai quanto è offensiva per noi una parata del genere a Gerusalemme?”.

Noam è uno dei tre partiti che compongono la fazione di estrema destra del sionismo israeliano. Una fazione che ha 14 seggi su 120 all’interno del Parlamento del Paese. Sull’argomento Pride e diritti LGBTQI+, Netanyahu ha provato a fare da pompiere, assicurando che “non ci sarà alcun limite ai Pride né allo status quo sui diritti LGBTQ”. Lo riferisce Haaretz. “Farò di tutto per un governo stabile che operi a favore di tuti gli abitanti di Israele. Non è una frase fatta ma riflette quello che penso. Saranno protetti i diritti civili di tutti i cittadini“. Compresi quelli LGBTQI+?

Siamo messi alla prova come comunità e come Paese”, ha detto ad Haaretz Hila Peer, presidente di Aguda, nota anche come “la task force LGBT israeliana”. “La comunità LGBTQ non sopporterà in silenzio”, ha precisato Peer. Ma si teme che le promesse omotransfobiche ostentate dai partiti di estrema destra in campagna elettorale possano trovare fertile una volta al governo. Rotem Shorek di Passages to the Trans Spectrum ha invece provato a rassicurare, sottolineando come l’abrogazione eventuale dei diritti LGBTQ sia difficilmente realizzabile. “Credo che anche se ci fossero richieste di annullare i nostri diritti, avremmo tanti alleati dalla nostra parte“. “Per quanto sia difficile e spaventoso, sono ottimista”.

Le elezioni di Israele del 1 novembre scorso hanno visto il partito Likud di Benjamin Netanyahu imporsi come primo partito con 32 seggi, mentre il blocco quadripartitico di destra guidato dallo stesso Netanyahu e composto da Likud, Partito Sionista Religioso, Giudaismo Unito nella Torah e Shas, ha conseguito e superato la maggioranza assoluta, ottenendo 64 seggi su 120. Netanyahu è così tornato ad essere Primo Ministro, dopo poco più di un anno passato all’opposizione.

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