330 artisti queer hanno firmato una lettera in cui si sono impegnati a non esibirsi o a partecipare ad eventi pubblici in Israele fino a quando non verrà raggiunto un cessate il fuoco permanente nel conflitto israelo-palestinese a Gaza, e la Palestina non sarà “libera”.
Secondo il Washington Post e Al Jazeera News, oltre 20.000 palestinesi, israeliani e cittadini stranieri sono stati uccisi a Gaza da quando il conflitto militare è risorto, il 7 ottobre scorso. La stragrande maggioranza dei civili uccisi sono donne e bambini.
“Ci ha devastati vedere la perdita di vite innocenti israeliane il 7 ottobre”, si legge nella lettera pubblica che si trova su QueerArtistsForPalestine.org. “E da allora siamo devastati e chiamati all’azione, guardando Israele portare avanti il suo attacco contro civili innocenti a Gaza”.
“L’ONU riferisce che quasi 2 milioni di palestinesi, il 90% della popolazione di Gaza, sono stati sfollati dalle loro case”. “Vivono in rifugi non sicuri, senza accesso a cibo, acqua o assistenza sanitaria di base. Man mano che le notti invernali diventano più fredde, le malattie si diffondono. Gaza ha superato il punto di collasso: l’ONU ha descritto il suo stato come “apocalittico”. Diciamo basta”.
Gli artisti affermano di voler onorare “storie radicali di attivismo queer e di auto-espressione, che si oppongono a sistemi violenti come l’apartheid e l’occupazione militare” sfidando il “pinkwashing” di Israele nei confronti della sua “brutale” occupazione militare e delle politiche contro i palestinesi. Il pinkwashing, quando applicato a Israele, si riferisce alla rappresentazione che il Paese fa di se stesso come paradiso gay in un Medio Oriente dogmaticamente anti-LGBTQ+.
“I palestinesi ci ricordano che nessuno di noi sarà libero finché non saremo tutti liberi. Che la liberazione queer è fondamentalmente legata ai sogni di liberazione palestinese: autodeterminazione, dignità e fine di tutti i sistemi di oppressione. Continueremo a parlare apertamente a favore della Palestina, a educare noi stessi e ad elevare le voci palestinesi. La nostra queerness e la nostra umanità ci impongono di farlo”.
Tra gli artisti più noti che hanno firmato la lettera troviamo Angelica Ross, JD Samson, Hari Nef, Indya Moore, Sasha Velour, The Vixen e Tommy Dorfman. Non è chiaro quanti di questi artisti si siano già esibiti o avrebbero dovuto esibirsi in Israele.
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Fonte: LGBTQNation
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Suggerisco a tutte/i gli "attivisti queer" di trasferirsi a Gaza, dove non si fa "pink washing". E fare gli attivisti queer a Gaza, dove saranno amorevolmente linciati da folle plaudenri. Oppure in Iran, Paese amico del transfemminismo. Anche lì niente pink washing Grazie al cielo Hamas e Iran sono Paesi coerenti. Loro donne e froci sanno bene come trattarli! Meglio morti, che abbassarsi alle brutali regole patriarcali dell'occidente , meglio il mondo islamico che garantisce, col burqa, il rispetto delle donne, che non debbono amdare a scuola. Meglio essere lapidari come froci, che tollerare il brutale pink washing di dove riconoscono il tuo matrimonio, e i tuoi figli. Per coerenza, votate Meloni, che la pwnsa come Hamas, anI è troppo moderata. Siete stolidi come un pollo che vota KFC..