La rilevazione condotta da Istat e UNAR sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ è chiara e scioccante: una persona LGBT+ su tre è discriminata. L’indagine è stata condotta su persone che si sono unite civilmente (o che lo sono state in passato).
Il 26% del campione ha dichiarato che il proprio orientamento sessuale è stato causa di uno svantaggio nella carriera, nella crescita professionale, nel riconoscimento, nell’apprezzamento e nelle questioni legate a reddito e retribuzione.
Il 95,2% delle persone omosessuali del campione risulta aver rivelato il proprio orientamento affettivo ad almeno una parte delle persone che gravitano nel proprio ambiente di lavoro. Tra le persone bisessuali questa percentuale è dell’86,2%
Il 40,3% ha riferito di aver evitato di parlare della propria vita privata sul lavoro, per nascondere il proprio orientamento sessuale. Il 20% circa ha riferito di aver sempre evitato di frequentare colleghi fuori dal luogo di lavoro per non rischiare di svelare il proprio orientamento sessuale.
Circa sei persone su dieci, riferisce Istat, hanno vissuto una micro-aggressione sul posto di lavoro. Per micro-aggressione si intendono brevi scambi ripetuti e denigratori, sottili insulti diretti in modo automatico o inconscio.
A proposito di discriminazioni subite in relazione a una pluralità di caratteristiche (origini straniere, condizione di salute, convinzioni religiose o idee politiche, genere, orientamento sessuale), una persona su tre, tra persone omosessuali e bisessuali in unione civile o già in unione che vivono in Italia, dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione mentre cercava lavoro.
Una persona su cinque afferma di aver vissuto almeno una situazione di clima ostile o aggressione nel proprio ambiente di lavoro.
Tra le persone che hanno un lavoro da dipendenti, il 34,5% riferisce di aver subito almeno una discriminazione durante lo svolgimento del proprio lavoro.
Il 46,9% di persone omosessuali o bisessuali dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione a scuola/università.
Parlando di situazioni estranee al mondo del lavoro, il 38,2% delle persone omosessuali o bisessuali (che, ricordiamo, si sono attualmente o in passato definite ad Istat come facenti parte di un’unione civile) dichiara di aver subito almeno un episodio di discriminazione in altri contesti di vita (ricerca casa, rapporti di vicinato, fruizione servizi socio-sanitari, uffici pubblici uffici pubblici, mezzi di trasporto negozi o altri locali), per motivi legati al proprio orientamento sessuale.
Il 68,2% ha confessato di aver evitato di tenere per mano in pubblico un* partner dello stesso sesso per timore di essere aggreditə, minacciatə, molestatə.
Il 52,7% ha evitato di esprimere il proprio orientamento sessuale per paura di essere aggreditə, minacciatə o molestatə.
Oltre il 68,2% ha dichiarato che è capitato di evitare di tenere per mano in pubblico un partner dello stesso sesso per paura di essere aggredito, minacciato o molestato. Il 52,7% di esprimere il proprio orientamento sessuale per paura di essere aggredito, minacciato o molestato.
Con riferimento agli ultimi tre anni, l’incidenza di chi ha affermato di aver subito minacce, per motivi legati all’orientamento sessuale, escludendo episodi avvenuti in ambito lavorativo, è pari al 3,9%; le aggressioni di tipo violento vengono segnalate invece dal 3,1%. Le offese legate all’orientamento sessuale ricevute via web sono riportate dal 13% delle persone omosessuali e bisessuali in unione civile o già in unione che vivono in Italia. (gf)
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.