Questa è la storia di un bambino di tre anni che da sempre ha il codino ai capelli e che un giorno scoppia a piangere tra le braccia di sua madre, perché a scuola i compagni gli hanno detto che ha i capelli da femmina. Con il risultato che il bambino ora non vuole semplicemente tagliarsi il codino, ma vuole vuole strapparsi via i capelli.
Una mamma disperata racconta su Twitter una piccola storia apparentemente piccola e trascurabile. Una di quelle storie che negli ultimi tempi i nuovi intellettuali del reazionarismo da tastiera, che preferirebbero forse tornare alle caverne nelle quali all’occorrenza gli umani mangiavano i propri figli più deboli, potrebbe ascrivere al capriccio di un bimbo e alle ansie dell’apprensiva mamma, tacciando il tutto con un “e non si può più dire niente” e quindi rilanciando la madre di tutte le raccomandazioni cavernicole: così è la vita, devi farti le ossa.
Dal profilo Twitter di una mamma si apprende il racconto dell’accaduto.
Mio figlio porta un codino da quando è nato, questo codino è stato sempre il suo orgoglio, da quando ha iniziato a parlare mi dice sempre “mamma aggiusta la treccia”. Fino ad oggi.
Già, fino ad oggi.
Al suddetto cinguettio, la signora Manuela allega la foto di suo figlio con un fiero codino intrecciato, mentre gioca a bordo di una motocicletta giocattolo.
Nel tweet successivo Manuela si addentra nell’episodio.
Stasera mio figlio è scoppiato in un pianto incontrollabile, voleva strapparsi i capelli, voleva tagliarseli.
Non smetteva più di piangere, singhiozzava e ripeteva solo “sono da femmina, sono da femmina”
Successivamente Manuela riesce a calmare suo figlio che si addormenta. A quel punto, sono le nove e mezza del 18 Febbraio, scrive sulla chat della classe agli altri genitori.
“(…) mio figlio una volta calmato mi ha detto che non voleva più i capelli perché gli amici in classe gli dicono che ha i capelli da femmina. Non voglio nemmeno commentare perché ho il cuore straziato, i miei figli crescono e sono cresciuti senza preconcetti e fino ad oggi non si era mai posto il problema che fossero da ‘femmina’. Chi se la sente di parlare ai propri figli, magari ai più grandicelli, che non esistono i capelli da femmina o maschio, se questo ovviamente è il vostro pensiero, ve ne sarei grata. So che non posso proteggerlo da questi episodi e che crescendo ce ne saranno altri, ma io faccio la mia parte nel dirvelo.”
Manuela aggiunge che purtroppo non ha ricevuto grandi consolazioni né rassicurazioni dai genitori. “Niente, il vuoto più assoluto”, scrive.
Interessante il successivo dibattito che l’episodio raccontato da Manuela stimola su Twitter. Alcuni genitori si sono prodigati a raccontare fatti analoghi, ma anche commoventi reazioni positive. Eccone alcuni.
(omettiamo link ai profili Twitter e nomi riconducibili alle persone reali, pur avendo esse scritto pubblicamente sul social, perché sono coinvolti minori ndr)
“Comunque sono felice perché al figlio del mio compagno (quasi 6 anni) è accaduta una cosa simile per l’astuccio fucsia che ha voluto e ha risposto come gli insegno da sempre: solo gli stupidi pensano che esistono colori per maschi e femmine”
Mio figlio senza pregiudizi fino a poco tempo fa, quest’anno (ha 12 anni, seconda media) è andato a scuola col suo scaldacollo fucsia, scelto da lui all’acquisto, sempre indossato, e al rientro mi ha detto che non lo vuole più indossare perché lo prendono in giro i compagni –>
Mi spiace molto… ti capisco perché pochi giorni fa è successa la stessa cosa a mio figlio Ulisse (4 anni) e ci ha chiesto di tagliare i suoi adorati capelli lunghi…
Comprai Cicciobello a mio figlio perché gli piaceva tantissimo con la riprovazione della famiglia di mio marito. “Ma che lo devi far diventare femmina?”
Mio figlio questa estate si è comprato maglietta e cappello per ritornare con 4 amici vestiti come lui in un Lido, dove la mattina prima dei ragazzi avevano preso in giro un bambino delle elementari con i boxer rosa.
Mi ha sorpreso. Ne sono stata orgogliosa.Mia figlia ha i capelli corti, al mare aveva un costume slip di Frozen. Camminavano lungo la passerella e dietro di noi mamma e figlia sui 10 anni che stavano a chiedersi perché un maschio avesse quel costume. Non so chi delle 2 fosse peggio.
Ricordo un mio compagnetto delle elementari che aveva i capelli lunghi fino alle spalle… ogni volta che una maestra nuova entrava in classe lo chiamava con il nome femminile corrispondente al suo perculandolo per i capelli troppo “lunghi”.
Leggo il tuo Tweet e penso al mio piccoletto, 1 anno e tre mesi, non c’è una volta che non dicano che sembra una femminuccia perché ha i capelli lunghi, persino in famiglia. Sento la tua battaglia come fosse la mia.
Mi dispiace molto! Sono insegnante all’infanzia e capisco fin troppo bene la frustrazione di avere a che fare con bambini già pieni di preconcetti e pregiudizi. Siamo una classe multiculturale e multietnica, ci sono bambini di 4 anni che prendono in giro altri per il semplice – fatto di essere neri. Abbiamo bambini che sbeffeggiano altri se prediligono colori “più femminili” di altri per disegnare e un bambino che alla risposta di un compagno che dice di “amore un compagno dello stesso sesso” si mette a ridere e gli dice “che schifo”.
Mia figlia ha sempre voluto i capelli corti, ora ha 7 anni, ma fin dal nido mi chiedevano tutti perché corti, erano da maschietto. Persino le maestre del nido. Abbiamo avuto un’accesa discussione, e alla fine hanno smesso di rompere.
A mio nipote è successa la stessa cosa, piangeva perché in classe i bambini gli dicevano che era una femmina, ma anche qualche adulto. Gli ho fatto vedere qualche foto di Totti e di personaggi con i capelli lunghi. Finalmente l’ho convinto. Ora è fiero dei suoi capelli.
Anche il figlio di una mia amica li ha sempre voluti lunghi, e gli crescono sempre di più. Ha qualche anno più del tuo ma gli hanno sempre detto le stesse cazzate. Spero lo rincuori sapere che non è l’unico a portarli.
Mia figlia, primo non di asilo, si é sentita dire “Sara la bastarda tu non entri!” E io, presente, sono montata come una furia dicendo a quel bambino “e perché non può entrare???” Lui mi ha guardata con rabbia e ha detto “perché tu non sei di Perugia”. Il bambino aveva 5 anni.
Come ti capisco. E come soffro nel vedere il tuo tentativo di dialogo andato a vuoto. Ho un figlio autistico, non grave da non comunicare, ma abbastanza da rendersi conto di essere ‘diverso’, e soffrirne. Ho cercato di far capire, di spiegare, ma a volte trovi muri…
(gf)
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