Vittoria Schisano è una sorpresa nel panorama italiano.
Classe 1983, originaria di Pomigliano d’Arco vicino Napoli, e recita da una vita: dagli esordi sul palcoscenico, alla televisione nel 2005 con il film e serie Mio Figlio, fino al 2010 quando si portò a casa il premio rivelazione alla 40ª edizione di “Giornata d’Europa”, non ha mai smesso di interpretare le storie degli altri.
Poi nel 2014 fa coming out come donna transgender, mettendo da parte il ruolo che le è stato assegnato e riprendendo controllo della sua storia. Fuori e dentro lo schermo.
Il padre la vide femmina per la prima volta poco prima di morire (la chiamò Rosaria, scambiandola per la sorella).
La madre che non le permetteva di fare danza da bambina l’ha perdonata solo a distanza di anni (con una commovente lettera su Pomeriggio Cinque).
Il suo agente le diceva che si sarebbe giocata la carriera, ma Vittoria ha ribaltato le carte in tavola: sulla copertina di Playboy, madrina di Ciao Darwin, nel late show di Matrix Chiambretti su Canale 5, fino ad attirare l’attenzione di Pier Francesco Pingitore che la vuole nel suo musical Femmina, chiedendo: “È così bella come sembra o la sua bellezza è merito di marchingegni vari?”
Lo schermo la cerca ancora di più: recita nei film La vita oscena, Nove lune e mezza, I bastardi di Pizzofalcone 2, e Nati due volte, in Un Posto al Sole – dove l’hanno voluta “meno bionda, con meno seno, piume, struzzi, trucco, meno tutto” permettendole di essere “una qualunque con un problema qualunque da risolvere“(Vanity Fair n.39), e si unisce alle star danzanti di Milly Carlucci in Ballando con le Stelle.
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Nel 2024 approderà su Netflix in La Vita che Volevi, nuova serie diretta da Ivan Cotroneo su sceneggiatura di Monca Rametta che la vedrà per la prima volta protagonista nei panni di Gloria, una donna transgender finalmente non relegata ai margini, ma libera e indipendente come raramente vediamo nelle produzioni nostrane.
Attrice, ballerina, showgirl ma anche scrittrice: dal 10 Novembre esordisce con Siamo Stelle che Brillano, primo romanzo scritto con Alessio Piccirillo che ripercorrerà la storia Crilù, un ragazzino che deve imparare a scoprire chi è davvero sullo sfondo degli anni ’80 e all’alba dei movimenti LGBTQIA+.
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Prima ancora, nel 2017 scriveva La Vittoria Che Nessuno Sa, autobiografia di 180 pagine dove chiedeva espressamente di non essere chiamata transessuale. “Io non sono più una transessuale! Sono una donna a tutti gli effetti e lo sono per tutti, stampa esclusa, visto che nonostante tutto continua a chiamarmi così. Non c’è nulla di male, ovviamente, ma è un po’ come chiamare delfino, uno scoiattolo” ha ribadito in un’altra intervista insieme a Gay.it nel 2018.
Perdona i commenti sulla transizione a Chiambretti, ma non a tuttə: in primis Serena Bortone, che durante la loro intervista a Oggi è un altro giorno nel 2020, mandò in onda una clip di un suo film (Tutto tutto niente niente, 2012) che avrebbe preferito dimenticare.
Oggi preferisce parlare dei suoi nuovi progetti, delle aspirazioni (sogna la scalinata di Sanremo) e lasciare da parte quel “voyeurismo televisivo” di cui è ormai stufa.
Fidanzata da oltre sei anni con Donato –primo e unico uomo che ha mai amato, con cui sogna un matrimonio e una bambina femmina – si definisce tradizionalista e condivide opinioni su cui non tuttə ci ritroviamo (“Non credo nella parità tra uomo e donna. È necessario che un uomo sia un uomo e una donna sia una donna. È così che le relazioni funzionano” diceva sempre a Vanity Fair nel 2018) ma nel frattempo riceve lettere da genitori e adolescenti che in lei hanno trovato un punto di riferimento e un’ancora di salvezza.
Ai genitori di oggi manda un messaggio forte e chiaro: “Non siate egoisti. Ci si può vergognare di uccidere e rubare, non di andare verso la verità“.
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