Unioni civili senza suocera: storia di Mauro e Damiano, dei loro genitori anziani invalidi e dei permessi di lavoro negati dall’INPS

Le persone LGBT sono cittadini di serie B. Senza diritto a una famiglia. Senza diritto a una suocera! Vi raccontiamo la storia di una coppia pugliese.

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5 min. di lettura

L’INPS ha attivato il riconoscimento degli affini nell’ambito dell’Unione Civile, in relazione ai permessi di lavoro per fornire assistenza alle persone portatrici di disabilità. La circolare dell’INPS pone rimedio a una grave mancanza della Legge Cirinnà sulle Unioni Civili, che non certifica legami tra affini delle due persone unite civilmente. In sostanza, secondo la Legge Cirinnà, per le persone che contraggono l’istituto giuridico dell’Unione Civile, la suocera non esiste. La mamma della tua compagna (o del tuo compagno), per te – davanti allo Stato – non è nessuno. Meglio: per lo Stato Italiano, se sei lesbica o gay, e ti unisci civilmente, non avrai mai comunque suoceri a te giuridicamente legati. I figli della sorella del tuo compagno non sono tuoi nipoti. La sorella della tua compagna non è tua cognata, per essere chiari. E del resto, anche i figli della tua compagna – o del tuo compagno – non sono tuoi figli.

Fino a tre giorni fa, l’INPS applicava la legge (quella sulle Unioni Civili), e dunque nessuno poteva chiedere permessi di lavoro per assistere suoceri (o altri affini) aventi diritto. Soltanto il 7 Marzo 2022 arriva la circolare con cui l’INPS mette riparo alle mancanze del legislatore. È ora possibile chiedere all’istituto di previdenza sociale di accedere a permessi di lavoro per assistere affini della propria compagna – o compagno – aventi diritto.

A Gay.it abbiamo deciso di raccontarvi una storia di vita reale, per meglio comprendere come una legge così imperfetta come è la legge Cirinnà sulle Unioni Civili impatti sulla carne viva dei vissuti di ogni giorno.

Ce la racconta Mauro Portoso, dirigente in un ente pubblico, dipendente in qualità di consulente del lavoro, che ha vissuto sulla propria pelle l’amarezza di vedersi negare la possibilità, per sé e per il suo compagno, di assistere i reciproci genitori anziani e invalidi.

 

Mauro, come si chiama il tuo compagno e da quanto siete uniti civilmente con la Legge Cirinnà?

Io e Damiano abbiamo celebrato l’unione civile nel Dicembre 2020. Io purtroppo ho avuto il Covid in forma grave, sono stato sul punto di morire, e quando ero in ospedale mi dicevo “E se muoio, cosa resta a Damiano? Sai, noi viviamo in una casa intestata a me e mi dicevo Oddio e adesso come farà Damiano con la casa? Poi mi chiedevo anche: e Damiano potrà assistere i miei genitori? Così, quando per fortuna sono uscito vivo dall’ospedale, ho proposto subito a Damiano di unirci civilmente. Per tutelare noi e le nostre famiglie”.

 

Possiamo dire dove vivete?

Viviamo a Giovinazzo, in provincia di Bari. Io lavoro a Bisceglie, che è a venti chilometri.

 

E così – anche grazie al Covid – vi siete uniti civilmente: e che c’entrano i suoceri?

I miei genitori novantenni sono entrambi portatori di disabilità al 100% ed anche mia suocera, madre di Damiano, è nella stessa situazione. Occupandomi di lavoro, so che esiste la possibilità di avere permessi per assistere parenti disabili.

 

I vostri genitori sono persone con disabilità riconosciuta dalla legge?

Certo, sono portatori di handicap al 100% (art. 3 comma 3 della Legge 104/92). Per questo io ho diritto a permessi di lavoro dedicati all’assistenza ai miei genitori. E, francamente, pensavo avessi lo stesso diritto per assistere mia suocera. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno mi sarei trovato a rimpiangere di non vedermi riconosciuto il diritto ad avere una suocera!

 

Mai dire mai, poi con le suocere… Quindi: da coppia unita civilmente, cos’avete fatto?

Mia madre è peggiorata, finendo allettata, all’epoca non avevamo ancora preso una badante, cosa che in seguito abbiamo fatto. Mio padre non è del tutto autosufficiente. Sia io sia Damiano siamo dipendenti, lui è operaio, così pensavamo di poterci aiutare con i reciproci genitori accedendo ai permessi di lavoro, quando ce ne fosse stato bisogno.

 

E invece?

Con mia grande sorpresa sul modulo online dell’INPS, nella sezione dedicata ai permessi concessi per assistere persone con disabilità al 100%, non erano previsti gli affini delle coppie unite civilmente. Insomma, io non potevo avere un permesso di lavoro per assistere mia suocera invalida, perché lei, per l’INPS, ma soprattutto per lo Stato, non è legata a me. Non è mia affine. Lo stesso per Damiano, con i miei genitori.

 

E cos’avete fatto?

Abbiamo contattato un avvocato del lavoro, e ci ha spiegato che tutto sommato l’INPS non aveva così torto, perché è la Legge Cirinnà il problema. Avremmo dovuto portare avanti le cose, avanzare la richiesta di permesso, che l’INPS avrebbe respinto, quindi impugnarla e portare l’INPS in Tribunale, per arrivare fino alla Cassazione. Non ce la siamo sentita. Però non ci siamo arresi, abbiamo scritto a Monica Cirinnà.

 

Prego?

Non volendo andare avanti giuridicamente contro l’INPS, abbiamo deciso di andare alla fonte e abbiamo mostrato la nostra indignazione alla segreteria di Monica Cirinnà. Quella legge è monca. Lo hanno ammesso anche loro, dalla segreteria ci hanno risposto, dopo qualche mese, per dirci che ne sono coscienti, che la legge sulle Unioni Civili è stato un buon compromesso e che qualcosa era stato tralasciato…. Sì, proprio la suocera hanno tralasciato! Abbiamo provato anche a contattare alcuni parlamentari pugliesi, ma ci hanno detto che avremmo dovuto rivolgerci al Ministero del Lavoro.

 

Avete fatto bene, si chiama pressione politica, è la cosa giusta da fare. Più giusto che portare l’INPS davanti alla Corte Costituzionale. È il legislatore che sta mancando di fare il suo dovere, non l’INPS, e non può essere sempre il potere giudiziario a correggere le mancanze del legislatore. I vostri suoceri vivono in casa con voi?

I miei genitori vivono vicino al mio studio a Bisceglie e mia suocera a cento metri da casa nostra.

 

Poi è arrivata la circolare INPS di qualche giorno fa. Come l’hai saputo?

Leggendo il giornale. L’altra mattina, poiché per via della mia professione seguo le rassegne stampa sulle notizie dedicate al lavoro e alle leggi sul lavoro, ho visto che l’INPS aveva finalmente corretto questo squilibrio con la nuova circolare. E sai la motivazione?

 

L’Unione Europea.

Già, e scusa se parlo in legalese, è il mio lavoro. Ma è una precisazione doverosa: il comportamento dell’INPS è stato in questi anni in contrasto con gli orientamenti della giurisprudenza dell’Unione Europea, la quale, al fine di rendere effettivo negli stati membri il principio di parità di trattamento, vieta la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, in particolare per quanto concerne l’occupazione e le condizioni di lavoro. Insomma, siamo sempre indietro nelle politiche di genere, nelle politiche del lavoro, e per recuperare terreno sui diritti civili dobbiamo sempre farlo perché ce lo chiede l’Unione Europea.

 

Ora tu e Damiano potete chiedere permessi per assistere i vostri reciproci genitori. Avete dei suoceri riconosciuti dall’INPS!

Sì, a me piace moltissimo dire che finalmente ho una suocera. Lo so, per molti le suocere non rappresentano sempre un familiare amico, dalle mie parti quando ci si fa male al gomito, si parla del “dolore della suocera”, ma l’INPS finalmente si rende conto che anche nel rapporto di Unione Civile, esiste la suocera! Ho una suocera per l’INPS, ma non ancora per lo Stato Italiano.

 

Qual è la tua più grande amarezza?

Dover sempre rivendicare cose che mi appartengono. Io pago le tasse, contribuisco alla convivenza civile, faccio anche il volontario presso un’associazione cattolica: ma quando chiediamo cose che ci appartengono, dobbiamo sempre lottare.

 

 

 

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