Madonna perdona Zuckerberg, perché non sa quel che fa! Insomma, mica tanto. Ma è sempre tempo di non prenderci troppo sul serio.
Un post di Madonna, pubblicato su Instagram risalente al 24 novembre, è stato censurato. Per chi conosce l’artista e la sua storia, questa notizia già di per sé fa sorridere. Sorridere sì, perché tutto quello che in fondo preoccupa o fa paura proviamo a nasconderlo – come la polvere e il tappeto – dietro al sarcasmo.
Ma ad accrescere l’ironia e il grottesco è la motivazione: un capezzolo appena appena visibile, seminascosto tra le lenzuola (e quindi? Se fosse stato in primo piano?).
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Madonna, a distanza di 24 ore, ha ripubblicato le foto, nell’esatta sequenza, aggiungendo un semplice cuore per coprire l’oggetto del peccato. Esatto, l’oggetto! Perché è proprio quello che diventa il nostro corpo con questa riproduzione sfrenata e il controllo ottuso di chi ha il potere di gestirlo. Quando tutta la nostra vita si sposta su uno smartphone, più che carne diventiamo pixel e la nostra pelle è alla mercé degli osservatori da like e della Silicon Valley.
“Sto ripubblicando le fotografie eliminate da Instagram senza preavviso o notifica….. Il motivo per cui mi hanno tolto la gestione del mio account è stata l’esposizione di che una piccola parte del mio capezzolo”.
Uno sticker, un semplice cuore, che denuncia l’insensatezza e la bigotteria dietro la logica dell’algoritmo. Zuckerberg sei contento? Anzi, lì da Facebook Inc (ora Meta Platforms Inc, nome creato ad hoc per ripulirsi la reputazione), siete contenti?
Altro che ventunesimo secolo, altro che nuove forme di libertà e di espressione; tutti ci sentiamo padroni di noi stessi, dei nostri pensieri, dei nostri contenuti.
’Nuove forme’, poi. Un altro potere delle piattaforme social è quello di farci credere che tutto sia una novità. E con la nostra memoria che si rinnova e cancella il vecchio ogni cinque secondi, ci sembra che Instagram sia nato ieri. Tutto bello, tutto nuovo, tutto fresco, tutto figo… ma a gestire la baracca c’è il tribunale dell’Inquisizione.
L’algoritmo di Instagram is is watching you. Censore di tutti noi, contemporaneo occhio del Grande Fratello (forse no dai, sto esagerando, voglio trattare questi argomenti con leggerezza, anche se dentro di me sento di voler esagerare eccome!); un po’ quella vicina che passa le giornate in chiesa, tra una messa e le prove del coro e una volta a casa, come un telegiornale fai da te, riporta tutte le ultime notizie del paese: dalla gonna troppo corta della giovane chitarrista, alla zia Assunta disperata per il coming out del figlio.
Dai, finora abbiamo voluto scherzare, ci siamo divertiti in questa eterna giostra di suore laiche, pezzi di pelle in vista e imprenditori con il potere di gestire il nostro corpo, tutto, inutile dirlo, in salsa americana, quindi globale. Perché si sa, liberi tutti, ma l’ultima parola ce l’ho io. Il buon vecchio marcio capitalismo. Il mercato gira grazie a me, e tu stai alle mie regole, ma è essenziale darti l’illusione dell’autodeterminazione.
“Per me è ancora sorprendente vivere in una cultura che consente di mostrare ogni centimetro del corpo di una donna tranne un capezzolo. Come se quella fosse l’unica parte dell’anatomia di una donna che potrebbe essere sessualizzata. Il capezzolo che nutre il bambino!”,
continua Madonna nel suo sfogo, e aggiunge: “Il capezzolo di un uomo non può essere vissuto come erotico ??!! E che dire del culo di una donna che non viene mai censurato da nessuna parte”.
Il corpo delle donne è in continua esposizione senza la loro volontà, pura carne da macello. Le loro scelte non contano, anzi “offendono la community”. Donne, siete volgari, il vostro corpo è un campo di battaglia, ma solo per le mie, personali fantasie. Siamo tutti fluidi, tutti no gender, tutti allineati alle ultime mode in fatto di inclusività, da pochi mesi su Instagram puoi anche scegliere i tuoi pronomi. Ma il capezzolo no, non lo avevo considerato. Quanto lavoro c’è da fare? Quanti capezzoli bisogna esporre? Quante censure bisogna subire? Sembra che nulla cambi, col tempo le vecchie gabbie ritornano rimodernate e lustrate per servirci l’ennesima, sciocca illusione.
“Ringrazio di essere riuscita a mantenere la mia sanità mentale attraverso quattro decenni di censura… sessismo… e misoginia. In contemporanea con le bugie che siamo stati educati a credere sui pellegrini che spezzavano pacificamente il pane con gli indiani nativi americani quando sbarcavano a Plymouth Rock!”, conclude Madonna.
La Zuckerberg famiglia è questo (per carità, inutile fare di lui un capro espiatorio, ma è lo specchio perfetto per analizzare la società attuale). Bacchetta i figli, mentre stringe i più loschi accordi. Ma in fondo è pur sempre un imprenditore, la priorità sono pur sempre i soldi. Loro gestiscono solo tutte le nostre informazioni più care, dai gusti che diventeranno scelte di mercato ai contenuti più intimi. Ma a chi importa? Alla fine siamo noi a cliccare il tasto pubblica, e quel che viene dopo… beh dai prepariamo la prossima storia.
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