Dallo studio di Vox – Osservatorio italiano sui diritti la foto di un Paese misogino e razzista: tweet d’odio da più di 1 italiano su 3.
Peggiora la grave crisi di odio e razzismo che sta attraversando l’Italia. Pochi giorni fa è stata presentata la terza edizione della “Mappa dell’Intolleranza”, un monitoraggio dell’hate speech su Twitter, secondo cui i messaggi d’odio sono aumentati in un anno del 4%, salendo al 36,93% su oltre 6 milioni di tweet censiti.
La rilevazione, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Bari, La Sapienza e il dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica, si concentra sul controllo del sentiment della rete rispetto a sei gruppi sociali: donne, disabili, migranti, omosessuali, ebrei, musulmani.
A sorpresa, ma non troppo, spetta nettamente alle donne il primato per la categoria più vessata dai cinguettii d’odio: con ben 326.040 tweet misogini, il 59,6% dei messaggi d’odio setacciati sulla piattaforma fondata da Jack Dorsey va a loro. Con picchi in occasione di eventi di cronaca che pongono la questione femminile al centro del dibattito; femminicidi, violenze sessuali o la nascita del movimento #metoo.
A seguire troviamo naturalmente l’odio verso i migranti, in aumento rispetto all’anno precedente, con oltre 73mila tweet negativi (il 13,5% del totale) e quello per gli islamici pari all’11,8% del campione.
Calano in percentuale invece i tweet contro le persone omosessuali: dal 4,3% al 4% di tutti i tweet negativi registrati dall’Osservatorio. Calano anche quelli rivolti ai disabili, che comunque si attestano all’8,3% e aumentano invece i messaggi discriminatori verso la comunità ebraica.
“Un tale risultato (sul calo del linguaggio omofobico, ndr) non può che essere collegato alla storica approvazione della legge sulle unioni civili – commenta Marilisa D’Amico, costituzionalista, co-fondatrice di Vox e prof. ordinario di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano – Due anni fa, a fine febbraio 2016, si accendeva il dibattito conclusivo intorno al progetto di legge Cirinnà. Fu un vero e proprio scontro ideologico: i termini aggressivi del dibattito parlamentare, si riflettevano e si moltiplicavano sui social network, diffondendo e potenziando odio e intolleranza. Ma oggi, i dati della Mappa dell’Intolleranza anno 3 mostrano con forza come l’approvazione della legge Cirinnà, sia stata una conquista storica. Non solo sul piano della garanzia dei diritti sostanziali delle coppie dello stesso sesso, ma anche sul piano culturale e sociale”.
Se come prevedibile i focolai d’odio su Twitter si concentrano laddove il social network è più diffuso, cioè nelle grandi città, è interessante notare come all’aumentare della quantità di tweet negativi sono diminuiti i profili coinvolti nell’odio online.
“280 caratteri contenuti in un tweet e l’anonimato della rete consentono che un atteggiamento individuale si diffonda e sia condiviso da un numero infinito di utenti – spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, professore ordinario alla Sapienza – Il bersaglio dell’offesa è quasi sempre il corpo: disprezzato nella sua sessualità e nel suo genere, ridicolizzato o umiliato attraverso la deformazione, la mutilazione, la mortificazione, verbalmente aggredito o persino stuprato. Si tratta di una scarica primitiva, evacuata su gruppi che culturalmente rappresentano ciò che è considerato debole, diverso e/o inferiore. Cesare Pavese diceva «si odiano gli altri perché si odia se stessi»”.
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