Per la prima volta una coppia di madri ha potuto trarre giovamento da una procedura già prevista dal nostro ordinamento (ai sensi dell’art. 44 dell’ordinamento di stato civile, DPR 396/2000) per le coppie eterosessuali non sposate.
Merito di Rete Lenford-Avvocatura per i diritti LGBTI, che ha ottenuto a Milano il riconoscimento del nascituro, comunemente detto riconoscimento “in pancia”, per bambini con due mamme. La dichiarazione di nascita, per chi non lo sapesse, deve di norma farsi presso l’ufficio anagrafe dell’ospedale entro tre giorni dalla nascita, o in Comune entro dieci giorni. Nel caso i genitori siano sposati, la dichiarazione può essere fatta anche da uno solo dei genitori in quanto vige la presunzione di genitorialità per entrambi. Nel caso in cui, invece, i genitori non siano sposati, la dichiarazione di nascita deve essere resa dai due genitori contestualmente. Tale riconoscimento avviene con il consenso della madre che ha partorito.
La legge italiana prevede anche la possibilità per i genitori non sposati di riconoscere il nascituro prima del parto, in modo da agevolare le coppie in tutte le situazioni nelle quali al momento della nascita uno dei genitori non possa esserci, come ad esempio quando il padre viva all’estero per lavoro, o in caso di parto a rischio. Per il riconoscimento prima del parto i genitori devono presentare all’Ufficiale di Stato Civile un certificato di gravidanza e rilasciare una dichiarazione di riconoscimento di nascituro, che avrà efficacia solo dopo la nascita. La decisione del Comune di Milano di accogliere il riconoscimento “in pancia” anche per le coppie di madri è diventata realtà dopo che Rete Lenford aveva portato all’attenzione degli ufficiali di stato civile il caso di un parto plurigemellare che ha messo in pericolo di vita la partoriente.
«I nascituri hanno corso il rischio tanto di perdere la madre biologica, tanto quello di non poter essere riconosciuti dall’altra mamma, in quanto il consenso della gestante non era stato raccolto dall’ufficio di stato civile prima della nascita», spiegano le avvocate di Rete Lenford, Valentina Pontillo e Maria Grazia Sangalli, che hanno seguito la coppia. La situazione è fortunatamente migliorata e le due mamme hanno potuto riconoscere tardivamente i figli presso l’anagrafe del Comune. Un un altro comune lombardo ha accolto un’identica richiesta. «In questo modo – concludono Valentina Pontillo e Maria Grazia Sangalli – viene garantito l’interesse del nascituro alla formazione dello status di figlio di entrambi i genitori anche in presenza di genitori dello stesso sesso, per i quali, anche se uniti civilmente, non sussiste alcun automatismo nel riconoscimento, come invece avviene per le coppie coniugate».
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