Lo scorso maggio la Corte Suprema del Nepal ha chiesto al governo di legiferare affinché riconosca i matrimoni egualitari. Ad oggi però il governo non ha ancora mosso un dito, con due tribunali che si sono appena rifiutati di certificare tale riconoscimento, nonostante la sentenza favorevole della Corte Suprema.
Secondo quanto riportato da Human Rights Watch (HRW), Maya Gurung e Surendra Pandey hanno tentato di registrare il proprio matrimonio presso il tribunale distrettuale di Kathmandu, lo scorso giugno. Andando incontro ad un rifiuto. La coppia si è poi rivolta all’Alta Corte di Patan per presentare ricorso, ed è stata ancora una volta respinta. Questo perché la Corte riteneva che la coppia non fosse legalmente composta da un maschio e una femmina. Gurung è una donna trans ma sui documenti è ancora oggi legalmente riconosciuta come uomo. Pandey è invece un uomo cisgender. Agli occhi della legge, sono due uomini. Entrambi i tribunali hanno affermato che è necessaria una modifica della legge prima di poter registrare i matrimoni tra persone dello stesso. Quella stessa legge che la Corte ha obbligatoriamente chiesto al Governo, da mesi incapace di legiferare nel merito.
Pochi mesi fa la Corte Suprema del Nepal si era infatti esposta con una sentenza storica, figlia della denuncia presentata da Adheep Pokhrel e Tobias Volz. La coppia si era sposata in Germania nel 2018 e aveva richiesto un visto non turistico per Volz nel 2022. Sebbene il Nepal non riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso, riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso che coinvolgono un cittadino nepalese e un cittadino straniero. La richiesta della coppia era però stata respinta, in quanto sul modulo di domanda si legge ancora oggi “marito” e “moglie”. La Corte aveva sentenziato:
“Se un cittadino straniero che afferma di essere sposato con un cittadino nepalese presenta un certificato di registrazione del matrimonio e il cittadino nepalese conferma il matrimonio, il governo deve esaminare le leggi sul riconoscimento delle relazioni tra persone dello stesso sesso. Sosteniamo che sia un diritto intrinseco di un adulto avere rapporti con un altro adulto con il suo libero consenso e secondo la sua volontà“.
Passati 5 mesi, nulla è cambiato, con due tribunali minori incredibilmente restii a voler rispettare la sentenza della Corte Suprema.
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