Ancora perle (si fa per dire) di omofobia da uno dei più conservatori e rigidi siti vicini alla chiesa Cattolica. In due diverse interviste ad altrettantialti prelati, il curatore di pontifex.roma.it torna ad attaccare i gay, diffondendo parole discriminatorie e omofobe.
La prima intervista di questa nuova ondata omofoba "Made in Pontifex.roma" risale a venerdì scorso ed è stata fatta a Monsignor Francesco Nolè vescovo di Tursi. "Lei darebbe la comunione o celebrerebbe il funerale ad un noto camorrista o un omosessuale noto e praticante?" gli chiede il curatore del sito con un accostamento quanto meno opinabile, oltre che incomprensibile. Il Monsignore ripsonde: "al camorrista certamente mai e mi sono capitati casi del genere. Si pone nettamente contro Dio. In quanto all’omosessuale, la semplice omosessualità, pur essendo un grave disordine, di per sé stessa non é peccato se vissuta castamente. Lo diventa quando praticata e spesso ancora propagandata".
Insomma, pazienza se si è gay, ma guai ad essere praticanti o addirittura ‘propagandare’ l’omosessualità, quasi fosse un credo politico o una fede religiosa. In questo caso, "bisogna aver coraggio con delicatezza, magari avvisando prima l’interessato o in caso di funerale i parenti – spiega Nolè -, che non si può ammnistrare la comunione o il rito funebre. Magari pregare per la sua anima e questo si deve. Questa esclusione dal funerale non va vista come discriminazione, ma salutare medicina per chi lo ha circondato". Niente funerali, insomma, a persone omosessuali che non hanno vissuto inc astità e che sono, come sostiene lo stesso monsignore "pubblici peccatori".
La seconda intervista è fatta a Monsignor Domenico Bartolucci, Maestro Emerito e Perpetuo della Pontificia Cappella Sistina e prende spunto dalla vicenda del corista nigeriano della Cappella Giulia, di Angelo Balducci e della prostituzione gay tra i seminaristi.
La Chiesa con la sua eterna mania della compassione sta cedendo o già ha ceduto. Le coppie omosessuali o i divorziati risposati sono chiamati irregolari invece che pubblici peccatori e così la stessa idea del peccato va a farsi benedire". Insomma lei parla di eccessivo lassimo: "i gay spuntano come funghi ed invece di vergognarsi, esaltano questa piaga e la stessa chiesa minimizza situazioni peccaminose – sostiene Bartolucci -. La omosessualità in sé non é peccato, non si può castigare un malato. Ma lo diventa se tracima in abominevole pratica, una cosa vergognosa. Penso che prima di chiamare un soggetto del genere in un coro, che ormai é roba da dilettanti, avrebbero dovuto scegliere con maggior cura. Ma ormai la prudenza non esiste, specie poi se sono di colore, nel nome del pietismo". E se la prende con in Concilio Vaticano II, reo, a detta dell’anziano monsignore, di avere "danneggato la Chiesa in maniera irreparabile" e chiosa con un sintomatico "Lefevbre aveva ragione".