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Non sarà italiano il bimbo di due donne italo-spagnole

L’ha partorito la mamma spagnola e quando l’altra mamma, italiana, ha chiesto la cittadinanza per suo figlio, il tribunale di Torino l’ha negata: l’unione non è valida e il concepimento è illegale

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Hanno deciso di avere un figlio, come tante coppie gay e lesbiche fanno, e così le due donne, una spagnola e una torinese (anche se vive da molti anni in spagna) si sono rivolte ad una clinica spagnola specializzata nella fecondazione artificiale ed è nato Joselito, che però non sarà cittadino italiano, almeno per ora. A partorirlo è stata la donna spagnola dopo aver ricevuto l’ovulo dalla compagna italiana. Per le autorità spagnole nessun problema: le due donne sono state riconosciute entrambe madri del piccolo e il bambino è stato registrato all’anagrafe come cittadino spagnolo. Le leggi istituite dal precedente governo, infatti, non solo riconoscono le coppie dello stesso sesso, ma anche la loro genitorialità nei confronti di bambini nati grazie alla cosiddetta fecondazione eterologa.
I problemi sono sorti quando l’italiana della coppia ha tentato di far registrare il figlio all’anagrafe di Torino perché avesse anche la cittadinanza italiana.

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Lo scorso febbrario, le due donne hanno inviato la documentazione all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, ma fin dalla prima analisi il caso è risultato subito particolare agli impiegati dell’Ufficio di Stato Civile di Torino che davanti alla particolarità della situazione, hanno preferito rivolgersi alla Procura della Repubblica.
Il fatto che la Spagna, paese membro dell’Ue, consenta a due donne di avere un figlio e di essere entrambe riconosciute come madri, non implicherebbe che l’Italia, anch’essa membro dell’Ue, sia tenuta ad accettare la richiesta della coppia perché, scrivono i giudici torinesi, "è stato in tempi recentissimi affermato dalla Corte Suprema che il matrimonio contratto all’estero tra persone dello stesso sesso è inidoneo a produrre qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano".

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Se questo non bastasse, ulteriori problemi sono dovuti al modo in cui Joselito è nato, ovvero la fecondazione eterologa, espressamente vietata in Italia dalla famigerata legge 40/2004, ancor di più per una coppia omosessuale. Per di più, la legge italiana prevede che un bambino possa essere riconosciuto da una madre (ovvero colei che lo partorisce, a parte i casi di mancato riconoscimento e di adozione) e da un padre, non certo da due madri, men che meno se a chiederlo è la madre che non lo ha partorito.

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"La condizione giuridica del minore, per tanto – scrivono ancora i giudici – non può che essere quella di un bambino generato unicamente dalla donna che lo ha partorito, la quale ne è la madre in assenza di qualsiasi possibile riconoscimento del ruolo della donatrice dell’ovulo, né a quest’ultima può essere riconosciuta veste giuridica di genitore in forza di un vincolo di matrimonio inidoneo a produrre effetti giuridici nel nostro ordinameno".
Il certificato di nascita di Joselito, dunque, non può essere registrato in Italia e lui, nonostante una delle sue mamme sia italiana, non può essere cittadino italiano. Almeno non finché le leggi rimarranno quelle attuali, naturalmente.

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