30enne cantante degli Years & Years e attore inglese attesissimo in tv con It’s a Sin, nuova serie firmata Russell T. Davies, Olly Alexander è tornato a parlare della propria adolescenza, di bimbo gay che aveva il terrore di dichiararsi, tanto a sè stesso quanto agli altri. Olly ha affrontato l’argomento con il The Guardian, ricordando come già all’età di 10 anni avesse scritto una canzone che parlava di un suo compagno di classe, di cui si era innamorato. Arrivato a scuola con l’eyeliner fu presto bullizzato, con due ragazzi che una volta gli sbatterono la faccia nel fango, dopo aver ben giocato una partita a rugby.
Chiuso in sè stesso, Olly parlava solo attraverso le pagine del suo diario. “Scrivevo: non mangiare, non mangiare, non mangiare”. Così divenne bulimico. “Era qualcosa che potevo finalmente controllare. Lottavo con la mia sessualità, i miei genitori stavano divorziando e volevo punirmi. Era disgustato di me stesso. Non volevo essere gay. Ero convinto di essere il motivo per cui i miei genitori si stavano separando”.
In quegli anni Alexander ha lottato anche contro l’autolesionismo, tagliandosi più e più volte le braccia. Solo dopo essere stato ‘scoperto’ da un amico, che aveva notato le cicatrici, si è fermato. “La bulimia è andata avanti fino ai 20 anni, ma è diventata sempre meno frequente“, ha spiegato. “È davvero difficile mantenere qualsiasi tipo di lavoro se vomiti continuamente cibo“. A un certo punto, le cose sono precipitate a tal punto dall’essere ricoverato in ospedale con un battito cardiaco irregolare. Da quel momento Olly ha iniziato a lavorare sulla sua salute mentale, con l’antidepressivo sertralina sempre con sè.
Olly è il protagonista di It’s a Sin, nuovo progetto a tinte LGBT di Russell T. Davies, creatore di Queer as Folk, che segue la vita di Ritchie Tozer e dei suoi amici durante l’esplosione epidemica di AIDS a Londra, nei primi anni ’80.
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