"C’è un clima pesante, in città, e anche difficile da affrontare". E’ la denuncia del presidente di Arcigay Milano Marco Mori che ha raccolto ben cinque racconti di aggressioni omofobe in tre settimane, tutte consumatesi tra Parco Nord e la posta di Parco Sempione.
Delle cinque vittime, però, solo una ha sporto denuncia. E’ Michele che la settimana scorsa, di sera, si trovava lungo il vialetto del Parco Nord, abitualmente frequentato da ragazzi gay. Ad un certo punto, un ragazzo gli si è avvicinato chiedendogli una sigaretta, mentre Michele la prendeva dal pacchetto, l’aggressore gli è saltato al collo tentando di strangolarlo. "Pensavo di morire soffocato" ha raccontato Michele ad Arcigay. Poi è caduto a terra, con l’aggressore ancora al collo fino a quando, divincolandosi, non è riuscito a liberarsi e a scappare.
"Solo il giorno dopo Michele è riuscito ad andare al pronto soccorso e a farsi curare – racconta a Gay.it Marco Mori -. Gli hanno dato 10 giorni di prognosi per via di tutte le ecchimosi e del dolore alla gola. Quando ha telefonato a noi era ancora terrorizzato. Ho provato a rasserenarlo e a fargli superare lo shock. L’abbiamo convinto a denunciare il fatto alla polizia e da allora è più sereno. Per fortuna anche la polizia ha avuto un atteggiamento molto accogliente e comprensivo e alla fine, pare che sia anche riuscito a descrivere l’aggressore".
Quello di Michele non è l’unico caso, però, verificatosi nell’ultimo periodo a Milano.
"Ci sono arrivati racconti di persone accoltellare, di qualcuno che s’è visto puntare una pistola, non sappiamo se vera o giocattolo, alla tempia – continua Mori -. Fatti gravissimi che però non possiamo denunciare perché spesso le persone aggredite hanno paura e non della visibilità, non che si sappia che sono gay, ma di possibili ritorsioni da parte degli aggressori". A quanto pare, infatti, nella zona di Parco Nord, autrice delle aggressioni sia una specie di banda.
"E’ una situazione difficile, un clima pesantissimo e pericolosissimo – spiega Mori -. Sulla matrice omofoba, poi, non ci sono dubbi: quelle sono zone frequentate da gay e lo sanno tutti. Le scuse usate per avvicinare le vittime, inoltre, sono le classiche usate per abbordare qualcuno. Chi aggredisce sa che la sua vittima è gay". "Quello che mi preoccupa di più – continua il presidente di Arcigay – è che a noi sono arrivate cinque denunce in tre settimane, chissà quanti sono quelli che non chiamano neanche noi. E’ una mattanza. In più, finché le denunce restano quasi anonime, finché le vittime si fanno vincere dalla paura, aiutarle è davvero difficile. Possiamo offrirgli supporto legale e psicologico, seguirle in tutto il percorso, ma il primo passo è la denuncia alle forze dell’ordine".
"Comune e Provincia hanno fallito perché non hanno fatto niente e non hanno intenzione di fare nulla a riguardo – attacca Mori in un comunicato diffuso oggi -. Anzi, negli ultimi anni si sono accaniti contro i locali gay, quando possiamo constatare oggi il triste livello di corruzione e indecenza conniventi tra alcuni templi della movida etero-machista-velinista milanese e l’amministrazione pubblica. Invito a non lasciar spazio ad argomentazioni perbeniste del tipo ‘se vanno nei parchi di notte se le vanno a cercare’. Frequentare spazi pubblici è un diritto che spetta a tutti a qualsiasi ora del giorno o della notte. Qua siamo di fronte a brutali aggressioni premeditate proprio contro gli omosessuali e non ci sono scuse o giustificazioni".
Arcigay, infine, oltre a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, sta valutando l’ipotesi di ripristinare un servizio di Unità di strada, attivo circa 10 anni fa, nel territorio di Milano come punto di informazioni, prevenzione e di presidio itinerante. "Pensavamo che questa metropoli andasse verso il futuro -conclude Mori -, ma a quanto pare sta ripiombando nel caos e nel più pericoloso dei far-west perchè chi governa in Comune e in Provincia non sa fare il proprio mestiere".
di Caterina Coppola
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