Mai come quest’anno il livello di tensione e scontro per il Perugia Pride 2017 è alto.
Tutto è cominciato con una nota del consigliere regionale e comunale Sergio De Vincenzi, profondamente contrario al patrocinio concesso dal Comune agli organizzatori dell’evento. La risposta dell’Omphalos, associazione locale, non si è fatta attendere: “Lui è ancora convinto di vivere nella Perugia del 1416”.
La nuova miccia, invece, riguarda il manifesto del Perugia Pride Village (che si terrà dal 23 al 25 giugno) dove si intravede una figura di donna dalla testa velata che sorregge un cuore rosso da cui dipartono raggi gialli in ogni direzione. L’immagine richiama l’iconografia della Madonna? Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Marco Squarta ne è convinto: “Non si può invocare il rispetto dei propri diritti, battagliare contro le discriminazioni e gli insulti e poi diffondere immagini come queste sulla Madonna che offendono chi crede. Pessimo gusto, anzi, disgustoso. Come al solito predicare bene e razzolare male… Anzi, malissimo!”. Squarta, e non solo lui, chiedono il ritiro del manifesto e del patrocinio concesso.
Gli organizzatori del Pride Village, per mano del presidente di Omphalos Stefano Bucaioni, specificano che non si tratta di una Madonna ma di una semplice drag queen che, per natura artistica, fa del travestimento una forma di intrattenimento. “Mi preoccupa che il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Marco Squarta non sappia riconoscere una drag queen da una Madonna, ma visto che è così confuso sulla laicità delle istituzioni lo invitiamo caldamente a partecipare al Perugia Pride Village 2017: ci sarà modo di discutere ampiamente”.
Pubblicato da Perugia Pride Village su Giovedì 15 giugno 2017
Poche ore fa un’ulteriore nota è stata diffusa sui social per ribadire lo spirito del Pride: “Viviamo in un Paese che si dice laico ma in cui l’opinione di un’istituzione religiosa è capofila di ogni telegiornale. Un Paese in cui la discussione sui diritti umani deve passare attraverso un contraddittorio di persone che seminano odio in virtù di un credo. Un Paese nelle cui scuole i simboli di culto sono difesi in nome della tradizione e di una storpiata libertà d’espressione e rimangono lì, appesi, saldamente ancorati a quegli stessi muri che poi negano un’educazione rispettosa di tutte le differenze”. E ancora: “In questa quinta edizione del Perugia Pride Village ci troviamo ancora a fare i conti con istituzioni che legittimano l’opinione di una religione più del rispetto delle identità e di diritti uguali per tutti. È il momento che il movimento LGBT e la società tutta diventino bandiere di un pensiero libero e laico, in cui atei e credenti trovino la capacità di separare devozione individuale e discriminazione”.
Lo slogan del Perugia Pride Village calza a pennello: Si scrive laico, si legge libero.
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