Con il motto “le parole feriscono, la violenza uccide“, si è svolta domenica la ventesima parata LGBT a Rio de Janeiro, in Brasile, sul lungomare di Capocabana. Turbata all’inizio da un acquazzone violento, la parata ha accolto, secondo gli organizzatori, mezzo milione di persone radunate intorno ad una lunghissima bandiera rainbow.
Tra le principali rivendicazioni della manifestazione, una legge contro l’omofobia (recenti violenti episodi si sono succeduti a Rio e in tutto il Brasile) e la protesta contro il recente Statuto della Famiglia approvato dal parlamento brasiliano che non prevede alcun diritto per le coppie omosessuali. Il livello dei diritti delle persone LGBT in Brasile è comunque non basso e comunque superiore all’Italia: il matrimonio gay è permesso a livello nazionale dal maggio 2013, dopo che nel 2011 il Tribunale Supremo Federale si era espresso favorevolmente nel concedere a 112 coppie composte da persone dello stesso sesso gli stessi diritti legali di quelle sposate. In quindici capitali degli stati brasiliani è stato anche istituito un “registro delle unioni omosessuali stabili”[62] e ciò include il diritto ad essere riconosciuti come coppia nelle questioni legali (proprietà comune, beni acquistati congiuntamente, eredità, previdenza sociale e sanitaria, assicurazione), compreso il diritto di trasferire il conto bancario da un partner all’altro in caso di malattia o morte del titolare.