Continua a far rumore il ‘caso’ Israel Folau, 29enne giocatore di football australiano che a inizio aprile è incredibilmente andato incontro a frasi omofobe.
‘L’inferno è il piano di Dio per i gay’, aveva detto Israel, solo 4 anni fa finito sulla copertina dello Star Observer per dire basta all’omofobia nello sport e oggi preso di mira da Brad Weber, volto dei mitici All Blacks.
“Mi dà fastidio il fatto che i giocatori evitino di commentare”. “Personalmente non posso accettare di praticare uno sport che amo assieme a persone come Folau. Mia cugina e la sua compagna, mia zia e la sua compagna sono fra le persone più dolci e piacevoli che io abbia mai conosciuto. E pensare che io possa affrontare in campo una persona che per loro si augura l’inferno mi disgusta”.
Folau, pagatissima stella del rugby australiano, è stato convocato dalla propria federazione, senza però andare incontro a nessun tipo di punizione. Anzi, non contento il giocatore ha ribadito le proprie convinzioni, rimarcando come le sue opinioni religiose non possano essere contestate da nessuno.
A rompere l’omertoso muro del silenzio anche Tj Perenara, altro volto degli All Blacks, che si è detto “al 100% contro i commenti di Israel: non è bello quello che ha detto, non è il comportamento che mi piace vedere nel mio amato sport, sono commenti deleteri ingiustificabili”. “Come campioni di rugby, che ci piaccia o no, rappresentiamo dei modelli di comportamento per tanti giovani. E in questo caso per tanti giovani maori o delle isole del pacifico. E non c’è nemmeno bisogno di andare troppo indietro nel tempo per ricordarci le statistiche sull’altissimo numero di suicidi che hanno come radice l’intolleranza e ancor di più quando si parla della comunità arcobaleno. Altri commenti che possono causare ulteriori danni non possono essere tollerati”.
A chiudere il cerchio l’inevitabile commento di Nigel Owens, arbitro tra i più famosi al mondo, nonché omosessuale dichiarato dal 2007.
“Devi giudicare me e gli altri gay per i contenuti, per il carattere, non per la sessualità”. “Quando occupi una posizione di privilegio come la sua, devi assumerti la responsabilità di esporre le tue convinzioni in maniera corretta. Quando parlo con queste persone cerco di fargli capire che essere gay non è una scelta. E che là fuori ci sono persone che non sanno come gestire la situazione e che pensano di rinunciare alla vita, come stavo facendo io. Tutti hanno diritto di esprimere un’opinione, ma devono anche comprendere che non siamo tutti uguali”.
Tramite la rivista Players Voice, Falau ha così provato a giustificare la sua uscita omofoba: ‘dal momento in cui ho pubblicato quel commento sul social media, è stato detto che sono omofobo e bigotto e che ho dei problemi con le persone gay. Non potrebbe essere più lontano dalla realtà”. “Credo nell’inclusione. Nel mio cuore, so di non avere nessuna fobia verso alcuno’. Peccato che ‘a meno che non si pentano dei loro peccati e si rivolgano a Dio‘, i gay andranno all’inferno.
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