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A Roma il torneo di rugby aperto alle persone transgender

La Bingham Cup arriva in Italia e manda un messaggio pro-trans forte e chiaro.

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Bingham Cup
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Mentre il governo italiano prende di punta le carriere alias, anche il mondo dello sport ruggisce.

Il Circolo della Cultura Omosessuale Mario Mieli collabora con Bingham Cup, primo torneo commemorativo della International Gay Rugby (IGR), con l’obiettivo di promuovere un ambiente sportivo inclusivo e aperto a tuttə le soggettività.

Fondata nel 2000 – e prendendo nome da Mark Bingham, campione del rugby apertamente gay che l’11 Settembre fu tra l3 passegger3 ad opporsi al volo dirottato dall’United 93 – quest’anno la Bingham Cup farà per la prima volta tappa in Italia, dal 23 al 26 Maggio 2024 con appuntamento a Roma, in collaborazione con Libera Rugby Club, storica realtà sportiva gayfriendly italiana organizzatrice dell’evento, e al patrocinio di Fir, Unar, Roma Capitale, Coni e Sport e Salute.

 

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La realtà sportiva più inclusiva al mondo mette subito in chiaro: al torneo sono accolte anche persone transgender, sia nelle categorie maschile che femminili. Le iscrizioni saranno aperte questo Ottobre, con una lista d’attesa che va dai 7000 ai 10000 partecipanti.

Come spiega Rosario Coco, presidente di Gaynet, a differenza dell’organo del Rugby italiano, che nel 2022 aveva escluso lə atletə transgender dalle categorie femminili, la realtà amatoriale si dimostra ancora più “all’avanguardia nel rispetto dei diritti umani“, e secondo le Linee Guida del Comitato Olimpico Internazionale, ogni limitazione dovrà essere accompagnata da prove e test evidenti per giustificare qualsiasi criterio di limitazione, e non solo ‘i vantaggi fisici’.

Uno schieramento forte e sempre più urgente, soprattutto dopo le ultime derive transfobiche dell’ambiente sportivo: dalle sfuriate su Lia Thomas, campionessa di nuoto transgender americana, alle dichiarazione della campionessa di tennis e cultura TERF, Martina Navratilova, fino al regolamento escludente di Fifa e World Athletics, la conversazione intorno allə atletə trans* si è affidata all’alibi della parità sul campo sportivo, ha sospeso il pensiero critico e dato via libera alla transfobia più impunita.

Tematica che ha trovato spazio anche all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, con il docu-film Life is Not a Competion, but I’m Winning, diretto dalla regista queer Julia Fuhr Man, e incentrato sulle esperienze di alcunə atletə trans e intersex.

Come dice sempre Coco, si spera che sia il segnale di un ulteriore passo avanti, a conferma per il futuro che ambienti sportivi aperti e seri sono ancora possibili.

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