Ricordate quando Vladimir Putin, in visita a Parigi, fece il diavolo a quattro per far rimuovere una fotografia parte di una mostra in esposizione nella capitale francese intitolata “Sots Art – arte politica in Russia dal 1972 ai nostri giorni” , colpevole di ritrarre due soldati della gloriosa Armata Rossa mentre si baciano. Salvare le apparenze nell’era del villaggio globale della comunicazione è impresa ardua che la classe dirigente russa sembra avere fallito, almeno in questo caso.
E’ notizia di questi giorni, infatti, che l’Onu nel rapporto "Un International Panel for Struggle against Sexual Exploitation" ha denunciato il primato della Russia per la diffusione del fenomeno della prostituzione e della violenza all’interno degli ambienti militari. Da tempo, in realtà, i due principali quotidiani dell’ex URSS, la "Nevisimaja Gazeta" e la "Komsomolskaja Pravda", parlano di episodi di violenza e prostituzione fin troppo frequenti tra gli uomini in divisa, al punto che lo stesso Putin aveva ordinato alla Camera dei Saggi una commissione d’inchiesta per scoprire cosa accadesse.
Per essere precisi, a pestare i piedi e fare la voce grossa perché intervenisse la Camera dei Saggi, composta da 126 personalità del mondo della cultura, sono state le "Soldatskie Materi", le madri dei soldati vittime di soprusi riunite in associazione.
L’argomento è stato anche oggetto di un servizio della CNN. All’origine dei 341 suicidi di soldati pare infatti che ci sia un enorme e redditizio giro di prostituzione maschile a cui i soldati più giovani e appena arruolati vengono obbligati dai superiori.
Altro che mostra fotografica…
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