Una manifestazione globale per esprimere solidarietà alla comunità LGBTQIA+ in Russia, da oltre un decennio oppressa dal regime ultraconservatore di Vladimir Putin: la organizza All Out, movimento transazionale per la difesa dei diritti LGBTQIA+.
Questo sabato, 16 marzo, da Londra a New York, da Helsinki a Taipei passando per San Paolo, Bogotà, fino a Roma, attivistə di tutto il mondo scenderanno in piazza, davanti alle ambasciate russe, agli edifici governativi e nei centri cittadini per chiedere ai governi occidentali di non rimanere in silenzio davanti alla sistematica persecuzione delle identità queer da parte delle autorità russe, in seguito alla qualificazione del movimento LGBTQIA+ come “estremista”.
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Non è un caso che la manifestazione cada proprio il giorno delle elezioni presidenziali fantoccio in Russia: sono centinaia le persone oggi perseguitate dalla folle crociata ideologica portata avanti da Putin e dai suoi funzionari, e in moltə sono costrettə a lasciare il proprio paese.
A partire dal 2012, quando la prima legge contro la cosiddetta “propaganda gay e la pedofilia” fu emanata dal Cremlino, i diritti civili e la dignità delle identità queer sono stati lentamente ma sistematicamente erosi dal rafforzamento dei regolamenti contro la libertà di espressione. Ai tempi, Coming Out – gruppo di attivist* di Mosca – profetizzò:
“La storia d’Europa ci insegna che tutti i totalitarismi sono cominciati con la repressione delle persone LGBTQIA+. Se questa legge passerà, potrebbe essere un segnale che la Russia sta scivolando verso un altro totalitarismo”.
E così fu, quando lə prime attivistə, artistə e politicə accusatə di propaganda gay furono silenziatə, arrestaə e perseguitatə. A poco servirono le raccomandazioni della Commissione Europea, che nel 2017 bocciò la legge definendola “discriminatoria e in violazione del diritto e della libertà di espressione”: il piano era già in atto.
Gradualmente, la comunità LGBTQIA+ fu privata di tutele fondamentali, sociali, lavorative, sanitarie e legali. Una violenta repressione, a suon di raid nelle sedi delle associazioni, nei club, e negli spazi queer tra arresti, cariche della polizia, multe e segnalazioni gettò le basi per la persecuzione sistematica a cui assistiamo oggi.
Grazie anche alle linee volutamente sfocate del vago regolamento contro “propaganda gay”, qualsiasi lontano riferimento alle identità non conformi e alle relazioni tra persone dello stesso sesso fu bandito – emblematico fu il caso del gelato arcobaleno ritirato dal mercato.
Fino ad arrivare al 2022. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, la Russia – che già a inizio anno aveva annunciato di voler inasprire il proprio regolamento anti-LGBTQIA+ – si trovò ancora più isolata dal blocco progressista europeo. Le iniziative di censura peggiorarono e, a luglio 2023, il regime fu libero di imporre un atroce divieto alla transizione di genere.
Fino al breve iter legislativo che a novembre 2023 portò il movimento LGBTQIA+ ad essere categorizzato come estremista. Altri raid, altri arresti sommari, altra censura in un’escalation persecutoria che oggi costringe le identità queer a muoversi nell’ombra per rifugiarsi in Europa.
Da qui, l’appello ai All Out ai governi europei per velocizzare l’ottenimento dei visti e dello status di rifugiati per attivisti e soggettività in fuga dalla Russia dell’omobitransfobia.
Con la manifestazione di sabato – che in Italia avverrà per ora solo a Roma, alle ore 11:00 nel Piazzale antistante la Biblioteca nazionale – le organizzazioni per i diritti LGBTQIA+ rinnovano il proprio sostegno alla causa russa, offrendo rappresentazione a quelle identità queer che oggi non possono più far sentire la propria voce.
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