E’ morto Richard Green, il primo dottore a non classificare l’omosessualità come malattia

Uno dei primi a parlare apertamente di omosessualità come fatto naturale.

richard green
2 min. di lettura

Richard Green (6 giugno 1936) aveva 82 anni. E’ morto il 6 aprile a Londra, dopo aver lottato contro un tumore all’esofago. Specializzato in psichiatria, per parte della sua vita si è dedicato a studiare l’omosessualità, concludendo che non poteva essere classificata come malattia. Sempre molto critico verso chi la definiva un disturbo mentale, è stato un grande sostenitore dei diritti LGBT, con un interesse sempre crescente dopo uno studio sulla sessualità quando era uno studente della Johns Hopkins University di Baltimora.

Dopo la specializzazione in psichiatria, nel 1972, scrisse un saggio su “The International Journal of Psychiatry“, concentrandosi appunto sull’omosessualità. I due punti fondamentali del saggio erano l’omosessualità come malattia e il fatto di considerare un omosessuale come essere inferiore. A pochi anni dai Moti di Stonewall, il suo testo fece molto scalpore, e il dottor Green rischiò anche di perdere il posto, dato che la maggioranza degli psichiatri classificava l’omosessualità come disturbo mentale. Lui escluso. 

Nel dottor Richard Green ci fu la spinta a parlare di omosessualità

I colleghi del dottor Green affermavano aveva molto coraggio a parlare così apertamente di omosessualità, oltre a trattarla come materia di studio. All’epoca, infatti, solamente gli attivista LGBT parlavano del tema, e si pensava che chi parlava di LGBT, fosse lui stesso omosessuale. Ovviamente, non è sempre vero, ma è uno stereotipo comune. Richard Green era eterosessuale, ma il suo interesse non era solo di natura professionale. Fin da giovane, era sempre andato contro le discriminazioni delle minoranze.

Nonostante tutte le critiche sul suo saggio, nel 1973 (un anno dopo) l’American Psychiatric Association si schierò dalla parte del dottor Green, assieme a molti colleghi. Quello stesso anno, l’omosessualità venne eliminata dalla lista delle malattie mentali della APA (l’associazione psichiatri americani).

Testimone esperto nei processi

Richard Green venne spesso chiamato come testimone nei processi che includevano persone appartenenti alla comunità LGBT, in qualità di massimo esperto nel tema. Laureandosi in legge a Yale a 50 anni, ha anche difeso diversi casi. Tra gli altri, nel 1969 ha collaborato affinché il giudice concedesse la cittadinanza americana a un uomo del Nicaragua, fuggito perché gay. Ha poi difeso una donna transgender che aveva perso il posto di pilota, riottenendo così il lavoro. E ha vinto una causa che richiedeva la visita del figlio da parte di un genitore transgender.

Un caso importante che fece scalpore fu quello del 1990. In qualità di avvocato volontario, Green si unì all’American Civil Liberties Union in California contro i Boy Scouts of America. Questi avevano impedito a un omosessuale di diventare assistente del capo-scout. La battaglia, andata avanti a lungo, finì con la vittoria dei Boy Scout, ma aprì la questione sull’omosessualità all’interno dell’associazione. Il divieto è stato poi abolito nel 2015. 

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