Roma 2020, John Waters: “visto Elvis, da bambino capii di essere gay”

Il trash al giorno d'oggi è Donald Trump. "Non è più neanche divertente riderne. Stiamo vivendo un b-movie dell'orrore", ha precisato l'iconico John Waters alla Festa del Cinema di Roma.

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Un fantastico, iconico, irriverente, strabordante ed elegante 74enne. Dopo 15 anni d’assenza John Waters è tornato in Italia per incontrare il pubblico della Festa del Cinema di Roma.

Figura chiave del cinema indie queer d’America degli anni ’70, Waters è presto diventato principe di irriverenza, Regina del Trash, padre del cattivo gusto cinematografico. Nato a Baltimora, figlio di una famiglia benestante e cattolica, sin da giovanissimo Waters inizia a frantumare schemi fino a quel momento considerati indistruttibili. Al suo fianco, sin dagli esordi, dai primissimi lavori girati in super 8, Harris Glenn Milstead, vicino di casa che John tramuterà in icona queer, negli abiti della leggendaria Divine, sua musa ispiratrice fino al 1988, anno della sua morte.

Divine era nel mio quartiere“, ha ricordato Waters in conferenza stampa. “Tutti fanno i film con i propri amici e l’ho fatto anche io. L’avevo conosciuto al liceo, non si vestiva da donna, voleva essere Godzilla. Avevo immaginato la figura di Divine per far paura agli hippie, e funzionò. Quando mangiava la merda di cane la gente pensava che fosse così, ma non era così. Cambiammo la sua immagine in Polyester, facendole fare la parte di una casalinga. Era un grandissimo attore, avrebbe meritato l’Oscar“.

Mondo Trasho, Pink Flamingos, Polyester, presentato addirittura in Odorama (un cartoncino con dei tondini numerati che lo spettatore doveva grattare quando il numero corrispondente appariva sullo schermo per sentire l’odore di una data scena), Grasso è bello, Cry Baby con un giovanissimo Johnny Depp, La Signora Ammazzatutti. Pellicole che John ricorda con orgoglio.

A volte fa paura essere improvvisamente considerato rispettabile. In realtà tutti i miei film sono stati definiti giustamente trash, pornografici, fuori contesto. Ma sono film gioiosi, e a volte ci vogliono un paio di generazioni per farlo emergere. All’inizio c’era stato un pubblico che aveva subito capito i miei film. Persone arrabbiate che non si trovavano all’interno delle rispettive minoranze. Per 10 anni i critici mi hanno stroncato, ma io usavo quelle stroncature nelle pubblicità. Mi prendevo in giro. Facendo questi film trash, cercavo di creare un nuovo genere.

Oggi come oggi, per Waters il ‘trash’ è Donald Trump, che è riuscito nell’impresa di rovinare persino il contesto del cattivo gusto, “non è più neanche divertente riderne. Stiamo vivendo un b-movie dell’orrore”.

A lungo stroncato dalla critica, Waters non se l’è mai presa. Anzi. “Le ho sempre lette tutte le recensioni, non credo a chi dice che non le legge. Le stroncature sono quelle che si ricordano di più. Quando sei giovane non ti importa, quando sei anziano qualcosina cambia. Quando iniziai le recensioni negative potevano aiutarti, c’era una rivoluzione culturale. I critici abboccavano, adesso stanno più al passo dei tempi. Io ho sempre cercato di essere divertente, non scioccante, ho sempre cercato di far ridere”. “Da piccolo a lezione mi dicevano, ‘dì qualcosa che sia scioccante’. Per me tutto è politico, e io ho sempre cercato di far ridere attraverso lo choc. All’epoca di Pink Flamingos uscì in sala Gola Profonda, e io mi chiesi cosa fare di ancor più trasgressivo, vedi il mangiare la merda. Era ridicolo, uno scherzo, una trovata pubblicitaria che funzionò. “I miei genitori amavano il buongusto, ne parlavano sempre, se io non avessi imparato quelle regole da loro imposte non avrei mai potuto avere una carriera centrata sulla violazione di quelle regole. Si vergognavano dei miei film, erano inorriditi, sono stato arrestato, sono finito su tutti i giornali ma rimasero colpiti dal fatto che vennero visti e diventati famosi. A 12 anni facevo il burattinaio, erano gli anni ’50, sapevo che avrei fatto questo“.

Effettivamente Waters è stato arrestato un paio di volte, per oltraggio al pudore sul set di Mondo Trasho, ma il regista non si è mai posto alcun limite, nessun freno, senza mai nascondere la propria omosessualità. “Ho capito di essere gay da bambino, quando vidi Elvis per la prima volta“, ha rivelato Waters, che appena sbarcato a Roma è voluto andare a vedere il luogo dove venne ucciso Pier Paolo Pasolini. “Se ho mai pregato per qualcuno, quel qualcuno era Pasolini. Per me era come un santo”. Fan dei film di Federico Fellini (che vedeva dopo essersi fatto di LSD) e Antonioni, John ha difeso con le unghie Johnny Depp, da lui diretto nel 1990 e da un paio d’anni inseguito dalle accuse di violenze da parte dell’ex moglie Amber Heard, precisando di essersi drogato con lui, di aver bevuto con lui, e di averlo sempre “trovato squisito”. Testuali parole, perché Waters è così. Fan sfegatato del Mago di Oz, si è sempre chiesto come mai quella scema di Dorothy volesse tornare nella sua grigia casetta di campagna, abbandonando non solo la meravigliosa strega cattiva ma anche il “leone gay e quelle fantastiche magiche scarpette rosse”, mentre sul tema dell’irriverenza cinematografica nella “politicamente corretta” Hollywood di oggi, John ha le idee ben chiare: “Bisogna che trovino una nuova strada, ma che non sia troppo studiata a tavolino, costruita. Quando leggo recensioni che paragonano un film ad un’opera di John Waters già la odio. Oggi come oggi non basta essere solo gay. Ci vuole altro”.

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