Arrivato al suo 24esimo anno di vita, il Roma Pride ha dimostrato ancora una volta di godere di straordinaria salute. Un commovente fiume di persone si è riversato per le strade della Capitale, inondando il centro di Roma di colori, suoni, sorrisi, bandiere, cartelloni, balli, abbracci e corpi, tanto nudi quanto vestiti.
Cifre non ne sono state fatte, ma centinaia di migliaia di persone hanno presenziato ad una parata che è sembrata infinita, e mai tanto partecipata. Ad un anno dalle unioni civili la comunità LGBT si è ritrovata in piazza per chiedere a gran voce quei diritti ancora mancanti, nella speranza che i palazzi della politica, oggi chiusi per ferie, possano prima o poi spalancarci le porte dell’uguaglianza. Tra i presenti Monica Cirinnà, senatrice PD che ha festeggiato l’anniversario di nozze con il marito a sostegno del matrimonio egualitario; Nichi Vendola, per la prima volta tra i genitori delle Famiglie Arcobaleno; e Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio nonché deputata di Forza Italia che ha ribadito con forza come la questione dei diritti non sia “appannaggio della sinistra“.
Grande assente, rumorosa e ingiustificata, la sindaca Virginia Raggi. Il primo cittadino donna della Storia di Roma ha mancato l’appuntamento con il Pride dopo 10 mesi di collaborazione con la comunità LGBT alquanto burrascosi. Un anno fa, in piena campagna elettorale, l’invito al Gay Village rifiutato, per poi cancellare ogni traccia di diritto LGBT dal proprio programma. Perso non poco tempo con con le unioni civili, con Roma tra le ultime grandi città d’Italia ad aver dato il via alle necessarie pratiche, il sindaco 5 Stelle ha quest’oggi preferito pensare ad altro. Poco prima di pranzo, direttamente dal Campidoglio, la sua ultima ‘foto social’, sorridente mentre si apprestava a collegarsi via Skype con i Giovani Industriali riuniti a Rapallo. Nelle 9 ore successive non una parola, una riga nei confronti del Pride romano e dei suoi tantissimi partecipanti. Solo alle ore 21:15, finalmente, un cinguettio con un arcobaleno vista Fori Imperiali e 5 parole: ‘Roma dice no all’omofobia‘.
Giorni fa, durante la conferenza stampa di presentazione del Roma Pride, l’assessore Flavia Marzano aveva fatto intendere una possibile presenza della Raggi.
«Io non potrò essere alla parata, perché sarò in Sardegna. Ma sono sicura che la sindaca farà di tutto per essere presente».
Mai parole furono smentite così seccamente, perché la sindaca non ha trovato tempo e modo per farsi trovare in qualsiasi punto del percorso, mostrando fisicamente e per la prima volta la propria vicinanza alla comunità LGBT. Ultimo sindaco ad averlo fatto, nel 2014, Ignazio Marino. Prima di lui soltanto Francesco Rutelli. Al posto della Raggi, in rappresentanza del Comune, si sono fatti vedere il vicesindaco Luca Bergamo e l’assessore allo Sport Daniele Frongia.
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Il fatto che sia il primo sindaco donna della capitale non rende più grave l'insensibilità dello stesso ai temi dei diritti civili. Le donne come gli uomini sono persone a volte colte civili liberali progressiste per una società inclusiva e multiculturale e a volte tutto l'opposto e come ben detto già da qualcuno questa è la sua cultura politica. L'elenco è lunghissimo tra i politici dalla Santanchè alla Mussolini passando per la Binetti e la Roccella. Anche tra i gay ci sono noti personaggi da Docce&Gabinetti a Zeffirelli a Malgioglio a Signorini contrari ai diritti civili e su posizioni vetero bigotte intolleranti o addirittura auto discriminatorie.
E qualcuno si è stupito o dovrebbe stupirsi? Quella signora è là non certo per amministrare la Città né per rappresentare i cittadini. Inoltre è stata eletta coi voti determinanti dell'estrema destra locale, come avrebbe potuto, caso mai fosse mai stata anche solo per convenienza vicina alla causa LGBT, deludere quella base di sostegno?