Amazônia – al MAXXI di Roma è in mostra un viaggio durato sei anni. Più di 200 scatti immortalano la straordinaria avventura in Amazzonia del celebre fotografo Sebastião Salgado. La retrospettiva, curata da sua moglie Lélia Wanick Salgado – produttrice cinematografica e ambientalista – è stata inaugurata lo scorso 1° ottobre e rimarrà all’interno del museo fino al 13 febbraio 2022.
La mostra è un’esperienza immersiva. Oltre all’opera di Salgado, sono riprodotti i versi degli animali della Foresta, il rumore delle cascate, il fruscio delle foglie. Tutti raccolti in loco e posizionati all’interno del percorso espositivo grazie al lavoro del musicista Jean-Michel Jarre.
Sebastião e Lélia Wanick Salgado vogliono far riflettere sulla fragilità di questo ecosistema e sulla precarietà del suo equilibrio. La Foresta Amazzonica svolge uno dei ruoli principali nel mantenimento della vita sulla Terra. Dà più del 20% dell’ossigeno che utilizziamo per i nostri processi vitali e al suo interno coesistono migliaia di specie animali e vegetali, oltre che differenti tribù indigene.
Soprattutto negli ultimi anni è stata fortemente minacciata. A danneggiarla hanno concorso la deforestazione, l’esproprio di terre da parte delle multinazionali, i numerosissimi incendi di vasta dimensione e le politiche scellerate di Bolsonaro. Inutile dire quanto questi elementi siano interconnessi tra loro.
In opposizione alle grandi politiche distruttive, ci sono esempi virtuosi di unione e mediazione tra culture. La biologa italiana Emanuela Evangelista è l’unica occidentale a vivere in Amazzonia, dopo numerosi viaggi, ha sposato un indigeno ed è stata accolta all’interno di una tribù composta da circa sessanta indiani. La sua vita procede nel cuore del Brasile, con pochissime comodità e mezzi di comunicazione, in totale accordo con le usanze locali.
All’interno della mostra, interamente di foto in bianco e nero, si susseguono le vedute aeree mozzafiato, le particolari condizioni climatiche tipiche dell’Amazzonia e gli indigeni in posa o durante lo svolgimento delle loro pratiche quotidiane: un quadro complessivo della vita nella Foresta con gli elementi che contraddistinguono e rendono unico questo ecosistema.
«Parlare di una realtà diventata spettacolo è di un provincialismo che lascia senza fiato. Equivale infatti a universalizzare il modo di pensare di una piccola popolazione istruita che vive nei paesi ricchi del mondo, dove l’informazione è stata trasformata in intrattenimento». (S. Sontag, Davanti al dolore degli altri, 2003)
Diverse volte Salgado è stato criticato per le sue fotografie. Pur parlando – tramite i suoi scatti – di migrazioni, dello sfruttamento nelle miniere d’oro, delle tribù indigene in via d’estinzione, si è fermato sempre un passo prima della denuncia giornalistica e d’inchiesta. Le sue opere appaiono essenzialmente anonime e sensazionalistiche. La più grande saggista americana, Susan Sontag, in Davanti al dolore degli altri, sottolinea l’importanza che riveste la contestualizzazione e soprattutto, trattandosi di foto, la didascalia. Sontag critica a Salgado la difficoltà che si ha, nelle sue esposizioni o nei cataloghi, nel tracciare una linea netta e riconoscere le dinamiche e i luoghi di sfruttamento e di sofferenza.
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