Selvaggia Lucarelli è stata querelata da Matteo Salvini, come denunciato pubblicamente dalla giornalista sul quotidiano Domani. Lo stesso leader leghista che per mesi ha attaccato il DDL Zan, perché a suo dire se approvato avrebbe istituito un “reato d’opinione”
“Un conto sono le minacce, gli insulti o l’istigazione al terrorismo, altra cosa sono le idee, belle o brutte, che si possono confutare ma non arrestare“, ha più volte precisato Salvini. E cosa avrà mai potuto fare Selvaggia Lucarelli, considerando quanto detto dal diretto interessato sull’inattaccabilità di un’opinione, per meritarsi una querela?
La giudice di Ballando con le Stelle è stata trascinata in questura per un suo post social, in riferimento alla presenza di Salvini e Giorgia Meloni ai funerali di Michele Merlo, cantante nonché ex concorrente di Amici di Maria deceduto la scorsa estate. La presenza di due ex ministri alle esequie private fece non poco clamore, con Lucarelli che scrisse: “La presenza di Salvini e la Meloni al funerale di un ex ragazzo di Amici morto per una leucemia fulminante, perché? Erano parenti? Amici? È un funerale in cui la presenza della politica dovrebbe significare qualcosa? No, solo passerella. Con tanto di cartolina da pubblicare sui social”. All’epoca Francesa Verdini, compagna di Salvini, dichiarò pubblicamente che l’ex ministro dell’interno aveva accompagnato proprio lei al funerale, perché amica di famiglia di Merlo. Giorgia Meloni, invece, era presente perché il padre di Michele è un dirigente di Fratelli d’Italia.
Ma sono bastate quelle parole a convincere Matteo Salvini a querelare Selvaggia Lucarelli, che oggi ribadisce il suo pensiero. “Penso, sì, che quella sua presenza sia stata passerella politica, visto che ha pubblicato le immagini di se stesso al funerale sui suoi social, social tramite i quali fa propaganda politica. Non ho cambiato idea. Penso che non la rinnegherò dovessi anche essere mandata al rogo, sul fuoco acceso per il dio Po a Pontida”.
D’altronde Matteo Salvini ha per mesi e mesi sbandierato lo slogan “le idee non si processano”, pur di affossare il DDL Zan, “per permettere a chiunque di picchiare un omosessuale senza l’aggravante dell’omofobia“, rimarca Selvaggia. Ma ora “vuole il carcere per chi pensa che lui sia un cinico calcolatore, con l’aggravante della cartolina da boomer sui social. “A saperlo“, conclude Lucarelli, “anziché chiamarla passerella la definivo «deplorevole carnevalata da gay pride», magari chissà, questa me la faceva passare“.
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