Una sfida per la chiesa africana. Ecco come definisce le coppie gay il relatore generale del sinodo per l’Africa, il cardinale Peter Turkson. E aggiunge, non poco preoccupato, che le unioni tra persone dello stesso sesso "in alcune parti del continente hanno già i loro paladini all’interno della Chiesa". "Questo attacco al matrimonio e alla famiglia – ha proseguito il prelato – è portato avanti e sostenuto da gruppi che producono un glossario teso a sostituire i concetti e i termini tradizionali riguardanti il matrimonio e la famiglia con nuoce espressioni. Lo scopo è quello di stabilire una nuova etica globale sul matrimonio, la famiglia, la sessualità umana e le istanze correlate dell’aborto, della contraccezione, di aspetti dell’ingegneria genetica". "Ci sono dei settori della Chiesa – ha poi dichiarato ai giornalisti –, nella parte meridionale del continente, per i quali la Chiesa dovrebbe parlare anche dei diritti degli omosessuali". Il riferimento, probabilmente, è al Sudafrica unico stato del Continente ad avere legalizzato le nozze gay.
E per supportare quest’ultima affermazione, ha raccontato un episodio avvenuto poco tempo fa. "In una riunione a Dar Er Salaam, in Tanzania, alla presenza del cardinale Renato Martino, Presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, venuto in Africa per presentare il compendio della dottrina sociale della Chiesa – ha raccontato il cardinale -, un sacerdote ha sollevato un problema. E cioé che nel compendio non si parlava affatto di un gruppo di persone, cioé quelli con tendenze omosessuali". E l’osservazione dell’anonimo prete deve aver destato tanto scalpore da essere rimasta bene impressa nella mente del cardinale Turkson. "Noi – ha detto ancora Turkson – naturalmente non neghiamo che esistano omosessuali in Africa. Tuttavia per la tradizione africana già i matrimoni senza figli mettono in crisi un’unione, per cui ancora più difficile è il problema legato alle persone con tendenze omosessuali".
E dal sindo per l’Africa arriva anche un timido quanto tardivo passo avanti nei confronti dell’uso del preservativo come prevenzione dal contagio dell’Hiv. Quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa possa fare la Chiesa africana per contrastare il diffondersi indiscriminato dell’Aids, il primate del Ghana Peter Kodwo Appiah Turkson ha fatto riferimento a due raccomandazioni: la fedeltà nella coppia, da sempre considerata dalla Chiesa deterrente primario nella prevenzione del contagio, e, per la prima volta in assoluto, l’uso del preservativo all’interno di coppie sposate. "Se venisse da me un contagiato – ha spiegato Turkson – cercherei di aiutarlo e di dargli un sostegno psicologico. Il fatto di essere contagiati dovrebbe portare all’astinenza. Comunque raccomanderei l’uso del preservativo, anche se in Africa a volte questo rappresenta un rischio". "L’ utilizzo del preservativo è importante, ma – non ha mancato di sottolineare il cardinale – bisogna ricordare l’aspetto della fedeltà all’interno della coppia, quindi l’appello all’utilizzo dei preservativi va di pari passo alla fedeltà della coppia". Il tutto, comunque, resta confinato nell’ambito dei rapporti tra eterosessuali sposati in Africa, il che taglia fuori dalla legittimazione all’uso del preservativo una grossissima fetta della popolazione.
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