Non so se ricordate Se Scappi ti Sposo: è questo film del 1999, dove Julia Roberts interpreta una donna che cronicamente ogni volta che arriva all’altare fugge via. Poi arriva Richard Ghere, così interessato al caso, che si mette anche in testa di domarla e non ricordo bene come va a finire, ma scommetterei questi due si mettono insieme. Se il film fu un tiepido tentativo di rilanciare la coppia di Pretty Woman, di spose che se la svignano all’ultimo ne è pieno il mondo. È un colpo di scena ormai incastonato nell’immaginario comune, non abbastanza improbabile da placare le paranoie: nel 2011 si vociferava che Charlene Widdstock avrebbe tentato di sparire 74 ore prima del matrimonio con Alberto di Monaco, mentre i servizi britannici avevano già elaborato un piano di riserva in caso Kate Middleton avesse declinato l’offerta last minute.
Le vere fuggiasche, tuttavia, non appartengono ai riflettori, ma potrebbero essere vostre vicine di casa o amiche di famiglia: la più famosa d’America prende il nome di Jennifer Wilbanks, soprannominata “The Runaway Bride” (la sposa che scappa). Wilbanks nell’Aprile 2005 stava per sposarsi in pompamagna, con più di 600 invitati, includendo 14 damigelle e testimoni. Tuttavia, qualche giorno prima del matrimonio, l’allora 32enne, Wilbanks sparì completamente dalla circolazione, lasciando lo sposo John Mason e le rispettive famiglie sotto shock. A distanza di tre giorni, Jennifer diede cenni di vita da Albuquerque, in New Mexico, dichiarando di essere stata rapita da un uomo ispanico e una donna bianca che l’avrebbero aggredita e seviziata mentre faceva jogging. Ma successivamente Jennifer sputò il rospo, ammettendo fosse tutto falso e di essere salita sul primo autobus di passaggio per “ragioni personali”. Il matrimonio saltò, e Jennifer fu denunciata dalla polizia per falsa testimonianza, con 120 ore di servizio civile da smaltire e un counseling per la salute mentale.
Scott Stanley, professore e autore presso il Centro per Famiglie e Studi Coniugali dell’Università di Denver, ritiene ci sono tre sentimenti che sfiorano la mente di una sposa nel grande giorno: primo “non sono pronta per questo matrimonio”, secondo “non sono pronta per sposare te”, e terzo “questo matrimonio mi sta facendo impazzire”. Secondo Stanley, molte volte non è nemmeno una questione di amare o non amare lo sposo, quanto l’estrema pressione dell’evento in sé. David Olson, altro occhialuto professore dall’Università di Denver in Colorado, riconosce che i preparativi di un matrimonio mettono a dura prova la salute mentale di ogni parte coinvolta, tanto da concentrarsi principalmente sulla cerimonia invece che la relazione in sé: gli inviti, le prove, i consulti, la location, gli abiti, finché qualcosa nella mente fa crack.
Ma oltre alle supposizioni dei soliti maschi esperti, cosa dicono le dirette interessate? Su AskReddit c’è un angolo completamente dedicato a racconti di spose che non ce l’hanno fatta, e sono delle più disparate, dal classico “sono ancora pronta” a molto peggio: user QuintinTheKitten racconta di un’amica di origini indiane che fino all’ultimo minuto non sapeva di trovarsi al suo matrimonio. I genitori avevano organizzato tutto dicendole fino qualche secondo prima fossero “le nozze del cugino”. Le consigliarono di vestirsi di bianco e, giunti sul posto, con il padre affianco e davanti gli occhi lucidi dei parenti, si accorse di essere nel bel mezzo della sua marcia nuziale. Per fortuna, c’era anche una zia che la prese per un braccio e la catapultò fuori dalla chiesa, salvandola dalla situazione incresciosa. Ma anche Savageexplosive racconta di una “fidanzata seriale” che ogni volta accettava la proposta di matrimonio, si dedicava a tutti i preparativi, e giunta al grande giorno declinava all’ultimo, come se l’eccitazione della proposta precedesse il matrimonio stesso. User Faleboat, invece, racconta di un’ex che era in procinto di sposare un uomo violento. Il giorno stesso delle nozze confessò tutto al padre: “Andiamocene in un fastfood” le rispose lui. Lasciarono la cerimonia, ne parlarono davanti un gelato, per poi tornare e dichiarare che non ci sarebbe stato nessun matrimonio.
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